3 – Anticorpi possibili nel mondo attuale
di Luigi Ghia
Chi mi ha affidato la relazione: Quali anticorpi nel mondo attuale? ha già in parte contribuito al compito che come sociologo sono tenuto a fare: l’identificazione preliminare di un’ipotesi. La formulerei cosí: nell’organismo del mondo attuale è possibile – utilizzando il linguaggio e lo schema ermeneutico della medicina – introdurre con certe modalità degli elementi (in medicina chiamati antígeni) tali da provocare una reazione difensiva specifica che si rivela con alcune proprietà antagoniste che vengono ipoteticamente attribuite a quelli che siamo soliti chiamare anticorpi, capaci – per rimanere nella metafora medica – di disintossicare l’organismo dai veleni. Ancora piú sinteticamente l’ipotesi è la seguente: nel mondo attuale è possibile introdurre degli antígeni in grado di creare anticorpi, in grado a loro volta di contrastare le varie inequità. Proviamo a individuare alcuni di questi antígeni nei tre ambiti in cui si articola il nostro seminario.
I – Gli antígeni all’iniquità politica
Che oggi la politica sia iniqua non ha bisogno d’essere dimostrato. Assistiamo infatti, inermi, a un indebolimento dello spirito democratico (o dell’agorà, per utilizzare un termine caro non soltanto a Bauman). Come l’agorà, infatti, la democrazia non è riducibile solo ad alcuni assetti istituzionali e quindi a un insieme di regole, di procedure, di protocolli – una democrazia formale – ma è l’interiorizzazione e la condivisione da parte dei cittadini (i componenti l’agorà) di valori (meglio: di principi) che fanno parte del modello democratico. Quand’è che l’agorà entra in crisi? Quando le varie identità sociali e gli interessi di cui ognuna di queste identità è portatrice non riescono a ricomporsi e quando le fonti di informazione che devono mettere in circolo questi interessi vengono sottratte ai componenti l’agorà e gestite da alcune élites di potere: forze politiche, economiche, commerciali. Questa sottrazione comporta una riduzione dello spazio di discussione e di dibattito e dunque un indebolimento democratico.
Da questa osservazione vorrei estrarre la proposta di un paio di antígeni capaci di produrre anticorpi all’inequità politica. Un primo antígene è, a mio giudizio, lo sviluppo dell’intelligenza (nel senso etimologico del termine) di quello che Emmanuel Mounier (1905-1950, filosofo francese teorizzatore del personalismo) definisce «il disordine stabilito» che mette in crisi l’indispensabile mediazione nella tensione esistente tra l’universo socio-politico e l’universo personale. Non rinunciare mai a dare al nostro universo personale degli strumenti per cogliere la vertigine di una società interamente disgregata (le due espressioni sono del personalista Denis De Rougemont) può rappresentare un valido antidoto al disordine costituito, al Far West capitalistico, privo di democrazia, in cui il piú forte tende a conculcare il piú debole. Per realizzare questo obiettivo l’antígene che possiamo introdurre nel nostro universo personale è lo smascheramento e il rifiuto dell’etero-direzione. Il rifiuto di accettare passivamente quanto altri hanno già deciso per noi, nonché del pessimismo di chi è convinto dell’inevitabilità del male. Il tutto senza perdere il nostro radicamento responsabile in questo mondo, né i nostri riferimenti identitari, mettendo, anzi, in gioco la nostra identità per superare le fragilità di una società fondata sull’ideologia consumista.
Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:
- II – Gli antígeni all’inequità economica
- III – Gli antígeni all’inequità ambientale