Da vertigine

di Maria Moretti

C’è una metafora dell’esperienza della Fede che mi è cara ed è riportata nel vangelo di Luca: entrare in mare spingendosi dove non si tocca. Si tratta dell’episodio della pesca miracolosa: Gesú dopo aver predicato dalla barca di Pietro per tutta la mattina, esorta – o provoca? – i pescatori a prendere il largo.

Pietro e i suoi compagni probabilmente avranno pensato che Gesú di pesca non ne capisse poi molto visto che avevano provato a pescare tutta la notte e non avevano preso nulla Poi, un po’ per sfida, un po’ per paura di tornare a casa a mani vuote, dice: «Però, sulla tua parola getterò le reti». Ecco il miracolo! Di Gesú ci si può fidare.

L’invito a prendere il largo è l’invito alla fede come affidamento a Gesú. Prendere il largo significa avanzare in acque profonde, dove non si tocca!

Mi ricordo, da bambina, le prime volte in cui ho provato a nuotare e la paura che ho provato allontanandomi dalla riva quando i piedi non toccavano piú la sabbia. E la mamma che mi esortava a rimanere sempre dove si tocca! Quando ti manca la terra sotto i piedi non è un bel momento! Poi con quattro bracciate si ritorna a riva, al sicuro. Gesú però non ci chiede di rimanere in zona sicura, ma ci spinge ad andare dove non si tocca e dove non bastano poche bracciate per tornare indietro!

Scegliere di seguire Gesú implica il correre il rischio del mare aperto, dell’acqua alta. Significa anche affidarsi a Lui sapendo che non ci lascerà andare a fondo e neppure travolgere dalle inevitabili tempeste.

L’unico criterio per me dovrebbe essere come Gesú. Un criterio alto, da vertigine, da dove non si tocca. Questo provo a vivere e a passare ai miei figli.