Christifideles laici, chi sono?
di Mirio Soso
La data è 1250 circa, luogo San Donato in Assisi. Sono presenti Chiara con le sue sorelle e i seguaci di Francesco che ascoltano in silenzio le dotte parole di un teologo. All’improvviso Egidio, frate laico, rivolto all’oratore interrompe: «Cessa di parlare perché voglio parlate io». Si esprime da incolto quale è, però alla fine tutti lo apprezzano (Giovanni Jeorgensen, segretario generale dei frati minori San Francesco d’Assisi, edizoni Porziuncola, p 147).
In tempi molto piú recenti, anno 1960, a Genova, i vecchi galli, si preparano al Concilio riflettendo su teologi quali Chenu, De Lubac, Congar, Rahner, esperti che anticipano le grandi encicliche degli anni a venire. Il vescovo di allora però ritiene che i laici, in quanto tali, non debbano intromettersi in argomenti che spettano al Magistero. Fa seguire le sue preoccupazioni e dopo queste impone alla rivista la revisione ecclesiastica. Questi due episodi sono certamente particolari, però indicativi di differenti atteggiamenti nel delicato dialogo fra il Magistero e i fedeli, quando questi esprimono le loro opinioni.
E oggi?
Oggi certamente emerge maggiore attenzione per i laici, che sfocia spesso in progetti collaborativi. Nelle costituzioni conciliari prodotte dal concilio Vaticano secondo (1962- 1965) Lumen Gentium e Gaudium et Spes ci sono aperture programmatiche di grande peso, che non trovano però adeguata realizzazione nei decenni successivi.
La CEI (Conferenza Episcopale Italiana), per fare un esempio, afferma esplicitamente:
«C’è bisogno di una primavera del laicato, che possa letteralmente rianimare, in forme significative e comunicabili, tutti gli ambiti della vita in cui un fedele laico può essere apostolo…»
Vale per qualunque situazione? Sembrano esserci delle difficoltà quando questo invito arriva alla base delle associazioni e delle parrocchie, per cause diverse non sempre semplici.
Vale la pena accennare alcune possibili cause. Per esempio, si riconosce sempre l’atavica impreparazione del laicato sia culturale sia organizzativa, spesso mascherata anche dalla abitudine alla acritica obbedienza.
Ciò non si riferisce certo all’impegno catechistico, al servizio alla Caritas e, ancora, ai molti interventi tecnico-pratici di cui la parrocchia ha bisogno. Tuttavia sui Consigli Parrocchiali, nei quali il laicato potrebbe avere un suo specifico ruolo decisionale, diventano di fatto spesso una presa d’atto delle decisioni del parroco.
Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:
- Dei grandi problemi si discute poco
- Si è sempre fatto cosí!
- Necessità di partecipazione
- Tutti hanno qualcosa da esprimere