E’ ancora possibile una buona scuola?

di Aldo Badini

 

Scrivere di scuola è quasi sempre motivo di disagio per chi vi lavora o vi ha insegnato per una vita: disagio che nasce dalla consapevolezza dello scarto tra l’esperienza e la fatica degli addetti e le confuse aspettative di un pubblico per lo piú frastornato e distratto di fronte a un problema di vastissima portata e complessità.

 

Formare, istruire, educare

 

Basterebbe, per rendersene conto, ricordare che le consuete finalità di formazione, istruzione e educazione che genericamente si attribuiscono alla scuola non sono affatto interscambiabili e presuppongono anzi scelte e orientamenti diversi. Differenze già identificabili se appena si considera che dare una forma a ciò che è (o si suppone) informe è altro che comunicare un sapere, e altro ancora dall’educare, funzione ardua già nella sola definizione teorica a cui rimanda la sua etimologia (tirar fuori, guidare a compimento), quanto carica di molteplici e controversi significati pratici.

Ma anche nella quotidianità di un lessico semplice, che si direbbe facilmente condiviso, i nodi non si sciolgono da sé. Tutti, è ovvio, vorrebbero che la scuola fosse buona: ma quando è buona? Per che cosa lo è? E chi lo decide? Alle prime si direbbe che è buona quando risponde con efficacia ai bisogni della società che la esprime, ma qui le cose si complicano. Se, infatti, la scuola dei primi 100 anni dopo l’unità d’Italia è stata funzionale alle necessità di un organismo nuovo, in cui occorreva costruire un sentire minimamente condiviso e un elementare senso di appartenenza allo Stato, nonché le basilari conoscenze e competenze indispensabili a una società in rapida modernizzazione, a partire dall’ultimo terzo del XX secolo l’impianto edificato dai padri ha incominciato a sfasciarsi. Le cause sono identificabili nell’effetto combinato della scolarizzazione di massa, tendenzialmente democratica e di riflesso egualitaria, e della crisi del pensiero politico contemporaneo, sfociato nella attuale incapacità di pensare utopie e orizzonti di senso in grado di coagulare obiettivi e sforzi collettivi.

 

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • L’egualitarismo si oppone alla qualità?

  • L’alternanza scuola lavoro
  • Ma qual è il bene comune?
  • Insegnare non è facile