Silenzio/silenzi

di Carlo Carozzo

Non esiste una sola forma di silenzio come spesso si pensa, ci sono almeno quattro espressioni inconfondibili con caratteristiche peculiari.
Il silenzio pienezza: sono i momenti di grande leggerezza interiore e di gioia prorompente come quando nel cuore della notte non turbato dal minimo rumore, mi trovo a mio agio, in contatto con me stesso, mi sento lieve animato da un sentimento di dilatazione interiore; oppure come quando cammino sulla passeggiata a mare di Nervi e constato con meraviglia che l’immensa distesa di acqua è immersa nella luce e il corpo si dilata, assorbe luce e freschezza e si sente in comunione con tutte le creature: in quel momento è Dio che dimora in me e si esprime dentro di me, e allora sorge dal profondo un senso di meraviglia e di gratitudine: grato alla vita, grato di esser nato in questo mondo, grato di vivere.
Il silenzio di assenza sperimentato nelle ore di tormento quando gli occhi sono come otturati, quando i pruriti invadono il mio corpo e mi fanno sentire come maledetto, quando mi afferra la paura di essere abbandonato e non mi sento capito da nessuno e non comprendo perché il Signore non corra in mio aiuto, di me che sto male e non vedo vie d’uscita dal mio male, non so bene se posso contare in assoluto su qualcuno che mi sia veramente amico e allora mi sento tradito pure da Chi consideriamo nostro Salvatore: è il silenzio del bene, del buono e del positivo dentro di me, e nell’immediato silenzio, assenza, insensibilità di Dio.
Il silenzio contestatore: quando mi rendo conto di aver fatto qualcosa di male, allora mi accuccio dentro, come un brivido mi afferra, mi sento perduto, ho come una spina nel fianco: per ora non riesco a guardare in faccia certi miei peccati, ne ho paura, me ne vergogno troppo e allora li penso come se fossero di un altro e non miei, tuttavia sono proprio queste spine che mi possono aiutare a crescere, e Dio lo colgo nella metafora della spina; poi mi dico: smettila di stare come assopito nell’immobilismo, alzati e riprendi il cammino verso la luce.
Il silenzio dell’angoscia: è pesante, duro, molto duro, sto male, sento che mi consumo privo di vie d’uscita e non so dove andare e allora invoco Te, è un grido, un urlo che si perde nel vuoto che percepisco attorno a me: non so se serva, esito, mi sento creatura sballottata da forze potenti, di nuovo grido verso di Te che considero presente, anzi Presenza nel profondo di me, Qualcuno che può soccorrere e aiutare a uscire dall’abisso.
La speranza è che non siano troppo rari i momenti di silenzio pienezza per controbilanciare soprattutto quelli di angoscia profondamente corrosivi e destabilizzanti.