2019 gennaio
Dopo settantatre anni di pubblicazione non è l’inerzia, che ci porta a incontrarci per ricercare insieme e scrivere, per chiarirci il pensiero e insieme coinvolgere i lettori. Permane il desiderio di conoscere le valutazioni di ciascuno di noi, persone diverse per personalità, attività, storia, e di confrontarci su quanto accade, i problemi, certo, ma anche le cose belle e positive. Per molti scrivere al di fuori delle necessità professionali è un’urgenza liberante, per alcuni anche fatica, soprattutto nella ricerca di fare accessibili gli argomenti piú complessi, occasione per una piú attenta comprensione dell’oggetto del ragionare e del raccontare.
Il gallo della testata continua a essere per ciascuno, credente o non credente, un richiamo alla responsabilità della coerenza. Per il credente Cristo è riferimento in ogni scelta, mentre il non credente aiuta a dare conto della speranza, diventa compagno di strada nella collaborazione a ciò che è buono per l’uomo, nella ricerca di valori, nella costruzione della solidarietà. Ma in questo tempo definito postcristiano, secolare, la ricerca si dilata dal come essere cristiani al senso di esserlo e alla possibilità stessa di vivere un’esperienza di fede in forme diverse da quelle che ci ha passato la storia. E ancora ci chiediamo se la spiritualità sia una dimensione dell’essere umano determinante nella consapevolezza di sé e nel comportamento, anche senza alcun coinvolgimento religioso.
La ricerca continua nell’ambito della politica, senza fiancheggiamenti né finanziamenti – e senza retribuzioni per nessuna collaborazione –, ma con vigilanza, soprattutto in questi tempi, sulla fedeltà ai grandi valori del dialogo, della costituzione, dello spirito sovranazionale, dell’equità distributiva, del controllo dei poteri: se le ventilate restrizioni nella libertà di stampa avessero ricadute sulla grande informazione, Il gallo, proprio grazie all’essere un guscio di noce, potrebbe continuare a ragionare, senza doveri di ossequio, come è stato nella sua storia avviata all’indomani della libertà appena riconquistata.
Ma ci ritroviamo anche in altri sguardi: la letteratura, in particolare la poesia, il cinema, l’arte, il mondo scientifico, che offre chiavi di comprensione dell’uomo e della società. Poeti sono stati tra i fondatori di questa testata, e la poesia è linguaggio della fede. Oltre ai problemi del quotidiano, ai ponti da costruire – e da non lasciar crollare – l’essere umano ha altre dimensioni: pensa, ascolta, contempla, si emoziona e ci piace condividere le impressioni su quello che leggiamo, vediamo o che ci ha trovati in qualche modo partecipi, sempre con gli occhi aperti, magari per cogliere scene di piccolo cabotaggio o aggiungere qualche nota di riflessione a margine dei fatti.
Qualcuno tra i lettori ci diceva del piacere rinnovato ogni mese di trovare nella cassetta della posta la nuova copia del Gallo. Nella cassetta della posta? Ma non si legge piú, occorrono strumenti nuovi, piú agili, meno costosi, magari capaci di toccare l’interesse dei giovani e si ragiona sull’abbandono della carta stampata. Nessuno nega la portata informativa e di approccio alla conoscenza dei piú nuovi mezzi di comunicazione e l’efficacia dei social nella diffusione delle notizie, purtroppo anche delle false, e nel controllo dell’opinione pubblica. Restiamo tuttavia convinti che la lettura lenta e meditata della pagina stampata garantisca la libertà di nuotare fuori dal dominante mainstream, per procedere con la schiena dritta nella quotidianità dei nostri giorni.