Dai confini dell’Amazzonia

di Luigi Brusadelli

A due mesi dalla chiusura del sinodo sull’Amazzonia, pubblichiamo questa colorita testimonianza dell’amico padre Luigi Brusadelli da cinquant’anni attivo ai confini della grande foresta nella Casa di ospitalità creata da lui per dare una famiglia a giovani, e persone emarginate, in miseria, non in condizione di affrontare la vita.

In questi ultimi tempi, mi impressiona il fatto che molta gente del mondo non voglia la PACE.
Mi sembra di vedere politici che hanno perso il buon senso, giocando sulla pelle degli altri come se fosse una partita a scacchi.
Da noi, il vero grosso problema è la disoccupazione che diventa la base della delinquenza diffusa.
Tutti abbiamo paura uscire di casa e anche di stare in casa. Io una volta ero protetto dai miei ex alunni, adesso le nuove leve non mi risparmiano, infatti sono già stato assaltato in casa due volte, con mano armata: una alle tre del mattino sfondando la porta e l´altra alle cinque del pomeriggio.
Sono giovani che non arrivano ai 21 anni: da noi la cosa piú efficiente che c´è non è la scuola, né gli ospedali né altre cose, ma la polizia… che prima spara e poi dà l´ordine di arrendersi. Il dramma è che la gente applaude a ogni azione di questi gruppi di sterminio.
L´altro dramma sono le grandi multinazionali (giapponesi e canadesi) che espellono dalle loro terre gli antichi posseiros (contadini), per ampliare i loro possedimenti e coltivare soja e eucaliptos. In ultimo c´è il problema delle queimadas (bruciate): bruciano la foresta per poi coltivare erba per i pascoli o piantare soia. Questo è nocivo soprattutto per il fuoco, il fumo e l´inquinamento mondiale che devasta tutto il clima, ma da noi del posto non è considerato tanto nocivo perché dà lavoro e reddito (pensamento del nostro presidente Bolsonaro).
Mentalità che forse sta cambiando in queste ore, dovuto al clamore mondiale contro tale disastro.
Una politica basata sull´egoismo, cioè io, noi ce ne freghiamo degli altri, l´importante è che noi ci guadagniamo e vinciamo le prossime elezioni, può solo generare morte e miseria.
C´è della gente che è tanto povera, ma tanto povera, ma cosí povera che… ha solo soldi.
Allora che cosa faccio io in questo contesto? Divento un segno di contraddizione, accolgo e servo gli ultimi, come Rosenita che ha 48 anni ed è stata rinchiusa in manicomio per 20 anni. Il nuovo direttore dell´ospedale psichiatrico decide di rimandarla in famiglia: meglio, dalla unica figlia che ha quattro figli, uno dei quali ricoverato in stato grave. La figlia di Rosenita da sola porta avanti tutta la famiglia, perché suo marito l´ha abbandonata e chiede aiuto a noi. Per fede, accogliamo questa povera Cristo.
Appena arrivata, probabilmente era ancora sotto effetto di qualche medicina, era tranquilla, ma dopo poco ha improvvisamente tirato tutta la sua biancheria e ha incominciato a correre nuda nel nostro grande salone, battendo le braccia come se volesse imparare a volare, come fanno le anatre quando sono liberate da una gabbia che le privava dalla libertà. Sta di fatto che i nostri vecchietti hanno incominciato ad applaudirla focosamente. Sembrava davvero una scena di matti…
Adesso si sta inserendo nel nostro convivio, che cura il 33%, insieme al 33% delle medicine e le cure mediche: e il resto è amore sostenuto dalla fede.
Attualmente abbiamo in casa 56 ospiti, sicuramente una bella famiglia.
Tuttavia mentre avrei voluto che i miei confratelli almeno mi capissero, che non voglio solo rimanere nelle belle parole, ma cercare di vivere il Vangelo nella pratica, come ho detto personalmente al mio vescovo, che per anni mi ha perseguitato: forse è una parola grossa, forse è meglio usare la parola ostacolato. Mentre il popolo, i cosí detti infedeli, i peccatori, ci aiutano in tutti i sensi e non ci fanno mancare niente, letteralmente nella parola.