La religione nella società secolare

di Luigi Berzano

Tutte le ricerche sociologiche internazionali indicano che negli ultimi quindici anni, la grande maggioranza dei paesi (43 su 49) sono diventati meno religiosi nei loro comportamenti collettivi. Sono, per esempio, le ricerche di Ronald F. Inglehart a dire che un numero crescente di individui non trova piú la religione quale fonte necessaria di sostegno e significato nella propria vita. Anche gli Stati Uniti – citati a lungo come prova che una società economicamente avanzata può essere fortemente religiosa – sono ora simili, in questo allontanamento dalla religione, ad altri paesi ricchi. Il tutto sta avvenendo senza che il declino delle religioni produca un crollo della coesione sociale e della moralità pubblica, come molti potrebbero pensare. Anzi, per quanto inaspettato, i paesi meno religiosi tendono in realtà a essere meno corrotti e hanno tassi di omicidi inferiori rispetto a quelli piú religiosi. Inutile dire, al proposito, che non è la religione stessa a incoraggiare la corruzione e il crimine.
Questo fenomeno riflette il fatto che, con lo sviluppo delle società, la sopravvivenza diventa piú sicura; la fame, una volta pervasiva, diventa rara; l’aspettativa di vita aumenta; l’omicidio e altre forme di violenza diminuiscono. E con l’aumentare di questo livello di sicurezza, le religioni quali grandi risorse di senso trovano altri contendenti quali soprattutto il mercato. Tutto ciò lo si rileva pure nei paesi di lunga tradizione cristiana al Nord del mondo, Europa e America del Nord.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Uno scisma interiore
  • Religione e società secolare
  • Verso un cristianesimo solo culturale?