Bambini ecumenici

di Enrico Gariano

Per me, incontrarla è sempre una gioia, perché è una persona positiva che riesce a trasmettere serenità e ottimismo. Da anni, oltre che insegnare religione nelle scuole statali, è anche impegnata in parrocchia a seguire i piú piccoli che si preparano per la prima comunione. Quest’ultima volta, anche se le mascherine fanno un po’ da sipario per i volti, riesco a intravedere il suo ampio sorriso quando mi narra alcune sue avventure con i bambini che si trovano ad affrontare le prime problematiche della fede cristiana. Il suo racconto è tutto incentrato sull’episodio evangelico dell’arrivo dei tre Re Magi a rendere onore a Gesú.
Mi racconta della difficoltà avuta nel cercare di rendere comprensibile, palpabile, concreto il dono dell’incenso e della mirra, sostanze piuttosto misteriose. Dopo aver concluso che si trattava di profumi, una bimba si alza e proclama convinta: «É stato un regalo molto utile, perché le stalle puzzano!». Piú facile, invece, il discorso sull’oro. Tuttavia emergono interrogativi tutt’altro che banali. Cosa ne avranno fatto Maria e Giuseppe?
Due le ipotesi. La prima è che lo avranno messo da parte per consegnarlo poi a Gesú quando sarebbe diventato grande; la seconda è che lo hanno subito utilizzato per comprarsi da mangiare – dato che sono poveri – e andare a vivere in una locanda, abbandonando cosí la stalla.
Qualche giorno dopo, riordinando i libri sugli scaffali della biblioteca che frequento come volontario, mi è capitato di trovare e poi leggere una breve autobiografia di un monaco buddista giapponese, Kenko Hoshi (1283-1350). In essa il monaco racconta un episodio che lo vide protagonista all’età di otto anni, in un dialogo con suo padre (Kenko Hoshi, Ore d’ozio, Leonardo da Vinci, Bari 1965). Questo brano mi richiama alla mente l’aneddoto che la mia amica catechista mi ha narrato. Anche in questo caso il giapponesino cerca di indagare i misteri della sua religione. Lascio quindi a lui il racconto.

Giunto all’età di otto anni domandai una volta a mio padre: «Che tipo di persona è un Buddha?». Egli rispose: «Un Buddha è qualcosa che l’uomo diviene». Io domandai ancora: «E che cosa deve far un uomo per divenire un Buddha?». E mio padre: «Lo diviene attraverso gli insegnamenti di un Buddha». E io ancora: «Ma chi ha insegnato al Buddha che insegna?». E mio padre: «Egli è divenuto tale per gli insegnamenti di un Buddha che lo ha preceduto». E io di nuovo: «Ma che genere di Buddha era quello che per primo ha insegnato?». A questa domanda, mio padre sorrise e rispose: «Probabilmente sarà venuto dal cielo o uscito dalla terra». Quand’egli raccontava, deliziato, tutto ciò agli amici, non mancava di aggiungere: «Ero messo cosí alle strette dalle sue domande, che non sapevo proprio piú che rispondere».

Meravigliosa l’età dei mille perché, meravigliosa l’insaziabile curiosità dei bambini! Mi immedesimavo, sorridendo, in quel papà messo alle strette dall’incalzare delle domande del figlio per concludere, tra me e me, che è proprio vero che tutto il mondo è paese, e che la brama di sapere e comprendere dei bambini è identica a ogni latitudine e in ogni epoca.