Un umanesimo tecnologico – 2

di Giannino Piana

A rendere ancor piú radicale la portata del cambiamento, per cui vi è chi parla di una vera rivoluzione antropologica, è lo sconvolgimento delle tradizionali coordinate spazio-temporali, con la demolizione del dualismo passato-presente in ragione di un presentismo, che dà la sensazione di una ubiquità o dà luogo – come sostiene Antonio Loperfido (Ti ricorderò per sempre. Lutto e immortalità artificiale, Edizioni Dehoniane 2020) – a una sorta di «immortalità digitale». I social network, in particolare Facebook, hanno avviato da tempo una riconversione della loro funzione da spazio di relazione a gigantesco archivio di ricordi, con la produzione di una autobiografia collettiva, in cui le relazioni, oltre a estendersi quantitativamente in modo smisurato cosí da diventare evanescenti e vanificarsi, creano strani effetti deliranti fino ad alimentare la falsa credenza di un rapporto continuativo con il parente defunto.
Non meno rilevante (e di fatto destabilizzante) è poi quella che Baudrillard definisce l’«uccisione della realtà», la sostituzione cioè del reale con il virtuale e, in senso piú ampio, il prevalere dell’opinione soggettiva sui fatti oggettivi; la presunzione, in altri termini, che la nostra relazione con il reale è piú importante dello stesso reale, il quale viene pertanto destituito di significato. La relazione simbiotica che la persona istituisce con la macchina, che viene sacralizzata assumendo i connotati di una vera e propria divinità, e perciò trasformata in sorgente di verità, determina uno scambio sottile, ma travolgente, tra le dinamiche psicologiche del soggetto e i meccanismi propri della tecnologia; uno scambio destinato a incidere profondamente sul modo di rapportarsi al mondo, dando vita ad atteggiamenti e comportamenti alienanti.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • La definizione di un modello etico adeguato
  • Isolamento e autoreferenzialità
  • Una politica per la tecnologia