Dio ha nome di donna

di Luigi Ghia

Ricordo una sera in Nigeria. Sono trascorsi quasi quarant’anni; era il mio primo viaggio in terra africana, per lavoro, ma la memoria di quella notte è viva come se fosse di ieri. Indimenticabile.

Esiste il mal d’Africa?

Uscimmo, il mio collega (amministratore delegato della società per cui lavoravo) e io (mi occupavo di organizzazione aziendale), per fare due passi. Qualcosa in comune lo avevamo: entrambi appassionati di montagna, ma anche camminatori di domande. Lui, nelle poche ore libere, stava preparando una serie di conferenze su Il Vangelo di Giovanni di san Giovanni Crisostomo. Io scrivevo i commenti domenicali per Gazzetta d’Asti. 150 articoli, settimana dopo settimana, senza soluzione di continuità. Entrambi sempre in giro per il mondo…
Nella notte, fresca dopo la calura del giorno, mi accorsi di non avere parole. O forse temevo che ogni parola potesse rompere l’incantesimo di un silenzio totale. Guardavo il cielo di un blu indescrivibile, la luna enorme e le stelle che sembravano venirti incontro per un saluto. Chi è stato in Africa, lo sa. Si prova un misto di meraviglia e di sgomento, che è già preghiera. Improvvisamente sentii che la mia voce rompeva quel silenzio: «Ma Lei crede al mal d’Africa?». Lui mi guardò e per qualche minuto tacque. Avevamo avuto una giornata terribile, una di quelle in cui non una sola cosa va per il suo verso. L’enorme impianto che avevamo costruito non funzionava, e il tecnico dall’Italia non arrivava. I principi di varie etnie che avevamo incontrato, e che certo non si amavano, si erano però coalizzati per «prenderci in giro» e noi, impotenti, lo sapevamo. Solo dopo capii che in Africa ci si sente sempre impotenti. O impotenti nell’assurda pretesa di onnipotenza. E pensare che per incontrarli, a oltre cento chilometri di distanza, avevamo violato il coprifuoco. Entrambi avremmo voluto essere nei nostri uffici, in Italia, e soprattutto nell’affettuosa delicatezza delle nostre famiglie. Dove i machete erano banditi.
Mi guardò e disse: «Se è quella prospettata dagli organizzatori di safari per recuperare clienti, no, non ci credo; ma guardando questo cielo… E poi c’è un profumo strano che ti porti dentro… Non lo sente anche lei? Forse è questo il mal d’Africa».

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Teologia narrativa
  • Storie di donne
  • Anche Dio ha nome di donna
  • Non rimuovere e arrangiati
  • Un libro «’ntsuri», bello e buono

Marco Prastaro, Dove Dio ha nome di donna. La mia missione tra i samburu del Kenya, Editrice Missionaria Italiana 2021, 115 pagine, 12,00 euro.