La carezza del robot

di Giannino Piana

Gli sviluppi attorno all’intelligenza artificiale (IA), alle sue potenzialità e alle sue possibili applicazioni a vari ambiti della vita umana sono cresciuti negli ultimi anni in termini esponenziali. A favorire questo rapido avanzamento sono state anzitutto le neuroscienze che, mediante l’offerta dei risultati ricavati dallo studio dei meccanismi neuronali e dei processi biochimici del cervello umano, hanno contribuito in misura determinante a costruire strutture artificiali che imitano le dinamiche proprie dei processi naturali dell’intelligenza umana. L’entusiasmo per quanto è stato finora raggiunto spinge oggi alcuni – i cosiddetti tecno-ottimisti – persino a ipotizzare la possibilità che la coscienza diventi un tratto fenotipico della intelligenza artificiale.
Il dibattito che si è aperto ha risvolti teorici di grande rilevanza – in gioco vi è infatti l’identità (e la specificità) propria della persona umana – e conseguenze pratiche legate all’applicazione dei risultati scientifico-tecnici ai vari ambiti della vita dell’uomo. Su questi due versanti è importante fare alcune considerazioni che aiutino a valutare criticamente quanto sta avvenendo e a evitare eventuali rischi che mettono a serio repentaglio le stesse tradizionali coordinate che definiscono il perimetro dell’umano.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Coscienza e coscienza no
  • Tra conoscenza e mistero
  • L’impossibile sostituzione della presenza umana
  • Alla ricerca di un nuovo umanesimo