Peste o colera ?
di Ugo Basso
Secondo Fausto Bertinotti, l’alternativa, chiaramente paralizzante, si porrà al prossimo seggio elettorale: una volontà di eversione che porterà l’Italia fuori dalla sua storia costituzionale e una sostanziale staticità che non inciderà sui grandi problemi economici, sociali, ambientali, militari fra cui l’Italia si dibatte.
Personalmente condivido il giudizio politico e non mi aspetto a breve una rinascita dell’Italia che sogno, tuttavia nella scelta del voto mi sento un po’ meno a disagio che nella scelta fra le due malattie. Per sintetizzare all’osso, dico che la differenza abissale ai miei occhi è fatta dalla costituzione: gli uni, come hanno cominciato a fare in tutte le occasioni di amministrazioni centrale o locali, la buttano a mare, a partire dalla annunciata scelta presidenzialista e la flat tax; gli altri della costituzione non sono stati certo paladini coraggiosi e coerenti, ma, rispettandola come fondamento della nostra repubblica, garantiscono almeno gli strumenti della democrazia.
E questo fa la differenza, insieme anche a molto altro: quando parliamo di alleanze, quando storciamo il naso al nome di personaggi che i meccanismi elettorali ci costringono a considerare dei nostri, occorre riconoscere le differenze, formazioni storiche e culturali diverse che mi rendono accettabile votare insieme purché siano chiaramente definiti i punti comuni che permetteranno domani il libero confronto fra le posizioni che restano diverse.
Respiro la sensazione che nel paese accanto alle speranze dei sostenitori sia diffusa da parte di troppi una rassegnazione un’inerzia, che portano sfiducia e magari addirittura la scelta di non votare o votare da quella parte convinti che tanto ormai i giochi sono fatti. Nessun sondaggio garantisce il risultato: prima della scelta, riguardiamo i programmi e negli atteggiamenti e nei pronunciamenti di questi ultimi anni cerchiamo di scoprire la volontà e lo spirito di personaggi che tranquillizzavano promettendo di non fare prigionieri…
E infine la tentazione (posso chiamarla cosí?) dell’astensionismo, scelta del tutto comprensibile da chi, appunto, non vuole scegliere fra due mali, da chi non si riconosce in nessuna rappresentanza politica, da chi è sempre rimasto deluso, da chi ritiene che cosí capiranno, da chi si sente estraneo a questo stato o addirittura ci sente una sorta di vendetta. Forse anche fra chi legge serpeggiano queste considerazioni, forse anche nei piú tenaci sostenitori della democrazia rappresentativa si insinuano dei dubbi.
Ignoro le percentuali di sopravvivenza delle due malattie, ma immagino non siano uguali, certo non sono uguali i nostri politici, non sono uguali nelle competenze, nella determinazione, nel coraggio: soprattutto non sono uguali nelle idee.
E aggiungo una nota a margine: è ben noto come la propaganda riesca a fare credere vera un’affermazione semplicemente ripetuta infinite volte. Abbiamo sentito appunto infinte volte che il prossimo capo del governo dovrà essere espresso dal partito che prenderà un voto di piú: secondo la costituzione, il capo del governo è scelta autonoma del presidente della repubblica e nella storia costituzionale dell’Italia abbiamo avuto presidenti del consiglio come Spadolini e Craxi non esponenti del partito allora di maggioranza. Ciascuno la pensi come crede, ma almeno l’informazione sia corretta.