2023 giugno
Quanto sta accadendo nel nostro mondo, il pascoliano «atomo opaco del male», non può essere alibi alla rassegnazione e all’inerzia. Non possono evitare il loro destino gli omerici Achille ed Ettore, ma non per questo si ritirano dal combattere. Gesú sa di essere arrestato e condannato a morte: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini» (Lc 9, 44), ma non abbandona i discepoli e continua ad ammaestrare le folle che lo seguono. Non è da esseri umani accettare passivamente, magari con annoiata sopportazione, le vicende che segnano il cammino della storia. In ognuno di noi non deve mancare la ricerca della via da percorrere, quel «seguir virtute e canoscenza» che spinse Ulisse verso l’ignoto e che ha mosso, e continua a muovere, il pensiero e le attività delle donne e degli uomini fin dai tempi piú remoti, anche con il rischio del fallimento.
La cultura classica ci ha insegnato che l’essere umano non può sfuggire al destino, qualunque sia il suo comportamento. Israele, al contrario, pone la sua fiducia in Dio che salva il popolo dalla schiavitú dell’Egitto, gli offre la libertà di adeguarsi alla sua volontà attraverso scelte coerenti, mettendosi in cammino, con sacrifici, rispettando i patti. E Gesú invita la gente che lo ascolta, a non perdersi nelle inquietudini della vita quotidiana, a non preoccuparsi del cibo e del vestito perché «il Padre vostro celeste, infatti, sa che avete bisogno di tutte queste cose» (Mt 6, 32), ma, di fronte alla folla affamata, impone ai suoi: «Date voi stessi da mangiare!» (Lc 9, 13). «La c’è la Provvidenza!», esclama Renzo, nei Promessi Sposi, dopo essersi messo in salvo attraversando l’Adda. Dio ispira le azioni dell’uomo, agita le coscienze, ma è alla scelta di ognuno cercarlo in ogni aspetto della vita con la libertà che ci è stata data. In virtú di questa libertà, anche se di fronte a quanto succede nel mondo ci si scopre impotenti, la risposta non può essere la rassegnazione. Ciascuno deve sentirsi impegnato a far tacere le armi che insanguinano le terre di tutti i continenti, a risolvere le situazioni che portano migliaia di persone a lasciare i loro paesi, a collaborare alla salvezza del pianeta. Occorre cercare la pace a tutti i livelli, scoprire e sostenere quanto viene fatto per il superamento e la composizione dei conflitti: dalla voce di Francesco alle organizzazioni non governative, con la fiducia nelle trattative, con la partecipazione alle manifestazioni volte a questo fine, anche nella convinzione che si sta intraprendendo un percorso lungo.
Diventa un dovere per ciascuno essere accoglienti, farsi prossimo, dare attenzione alle situazioni di margine. Gli accordi ambientali sottoscritti in una delle innumerevoli conferenze sul clima non hanno forse contribuito a ridurre il buco dell’ozono, responsabile del riscaldamento del pianeta? Sempre è possibile fare qualcosa, l’opposto del ritirarsi nel proprio «particulare». La nostra natura di soggetti pensanti ci impedisce, dovrebbe impedirci, di essere inerti di fronte alle «sciagure umane». La scritta INDIFFERENZA, al binario 21 della stazione di Milano da dove partivano i convogli della deportazione, denuncia la responsabilità di chi tace.
i Galli