2023 novembre
Già nel secolo scorso, ai confini tra scienza e fantascienza, si parlava di singolarità tecnologica, intendendo con questa espressione un momento, nello sviluppo della civiltà, in cui il progresso tecnologico, e in particolare l’intelligenza artificiale (IA), avrebbe raggiunto un livello di sviluppo al di là della capacità di comprendere e di prevedere degli esseri umani. La singolarità, probabilmente, è ancora distante, ma gli scenari intorno a noi stanno evolvendo senza che ce se ne renda pienamente conto, perché ne viviamo immersi. Stiamo attraversando un cambiamento epocale e la galassia digitale, in particolare la cosiddetta intelligenza artificiale, ne è il cuore in quanto tocca tutti gli aspetti della vita, sia personali sia sociali, incide sul nostro modo di comprendere il mondo e noi stessi, sul modo di produrre e di lavorare, modificandoci e modificando il mondo intorno a noi come è avvenuto con l’invenzione della scrittura, o della stampa o l’introduzione dei telai a vapore, ma in tempi rapidi e imprevedibili. Sono talmente tante le connessioni digitali, tra noi, tra noi e gli oggetti, tra gli oggetti tra di loro, che non ha piú senso domandarci se siamo online o offline, perché si è perennemente onlife, un neologismo coniato per esprimere l’inestricabile intreccio tra vita e universo digitale.
Ora, poi, con l’avvento di ChatGPT, una applicazione disponibile anche gratis in rete per chiunque abbia una connessione, l’accesso all’IA è possibile per tutti. Funziona come una conversazione digitale scritta e chiunque può fare qualsiasi domanda ricevendo la risposta nell’arco di pochi secondi. È in grado di imparare e di produrre testi (ma non solo), secondo le richieste ricevute cosí da rendere difficile distinguere tra creazione originale e prodotto della macchina, aumentando in tal modo anche la cacofonia dei falsi, notizie o opere artistiche che siano. Forse varieranno e si rinnoveranno le figure professionali, spostandosi su versanti piú creativi e specializzati, come è avvenuto per le tute blu nelle varie rivoluzioni produttive, specie con l’avvento dell’industria 4.0, dove anche le fabbriche diventano intelligenti e interconnesse con limitati e mirati interventi umani. Che ci piaccia o no, tra entusiasti e detrattori, l’IA è fra noi: buona, cattiva? Come tutte le tecnologie è di per sé neutra e bifronte, un Golem da maneggiare con cautela, consapevoli di rischi e valore, prima di scatenare la potenza dei suoi algoritmi e arrivare al punto di non ritorno, la singolarità, appunto. Ecco perché è nata l’algoretica (algoritmo+etica), lo studio dei problemi e dei risvolti etici connessi all’applicazione degli algoritmi. Ne va degli esseri umani, ne va del pianeta e anche le religioni stanno affrontando la questione per tracciare delle linee guida: il 10 gennaio 2023 tre rappresentanti delle tre religioni abramitiche, insieme a Microsoft, Ibm, Fao e ministero dell’Innovazione italiano, hanno firmato in Vaticano, la Rome Call for AI Ethics, un documento nato per promuovere proprio una «algoretica», ovvero uno sviluppo etico dell’IA. In questo quadro anche l’IA potrà avere un ruolo importante per la nascita di società solidali, prima che un tale potente mezzo tecnologico sia utilizzato solo per distruggere il nostro futuro e quello delle prossime generazioni. Su questo terreno cerchiamo di far attecchire anche la nostra riflessione.
i Galli