Preghiera e potere nel Nuovo Testamento – 1
di Aldo Badini
Non è strano, entrando in una chiesa ortodossa, trovare fra le icone dei santi l’immagine dell’imperatore Costantino. Una santità sorprendente, a dire il vero, poiché la sua vita è stata tutt’altro che esemplare; ma la sua canonizzazione, agli occhi di chi l’ha decretata, era effetto della protezione accordata alla fede cristiana e dell’impulso al processo che in pochi decenni avrebbe fatto del cristianesimo la religione ufficiale dell’impero romano. Meno nota è la circostanza che in occidente ha meritato un simile riconoscimento un altro sovrano, non meno duro e assai poco dotato di virtú evangeliche, come Carlo Magno. Lo stesso è accaduto a re Vlajk d’Ungheria, battezzato con il nome di Stefano e santificato per la conversione del suo popolo, oppure a Vladimiro di Kiev, nel cui nome riconoscono il proprio patrono tanto Vladimir Putin che Volodymyr Zelenski.
Pregare per Cesare?
Naturalmente la stretta contiguità tra il potere civile e l’ambito religioso è problematica, perché può originare una facile strumentalizzazione, da entrambe le parti. I capi religiosi possono servirsi dell’autorità in ambito civile fino al punto da esercitarla in proprio (si pensi all’origine del potere temporale dei papi nell’VIII secolo); a loro volta i leader politici possono usurpare prerogative proprie della sfera religiosa con il fenomeno del cesaro-papismo, ricorrente nel mondo bizantino medioevale e poi transitato in Russia dopo la caduta di Costantinopoli in mano turca; e del resto neppure oggi è cessata la tentazione di servirsi della religione per scopi politici. Ma cosa vuol dire pregare per Cesare oggi?
Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:
- Pregare per la collettività: un’esigenza antica
- Dio e il re: un potere per delega
- A Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio