Ai confini della letteratura

di Jean-Pierre Jossua

Alcuni anni fa, Jean-Pierre Jossua, teologo e letterato domenicano, ci proponeva questo saggio – tratto da: Le grand tournant. L’an I de la révolution du pape François. Paris, Cerf, 2014 – sulla sua idea di letteratura teologica. Lo pubblichiamo con riconoscenza a pochi mesi dalla sua scomparsa (1 febbraio) con nostra traduzione, preceduto da una presentazione di Domenico Cambareri, uno dei suoi maggiori studiosi. Titoli e sintesi sono redazionali.

 

Presentazione di Domenico Cambareri.

Il teologo francese, classe 1930, riconoscibile come uno dei teologi che ha dato il contributo maggiore al dialogo tra teologia e letteratura dedicandovi l’intera esistenza, battezza sinteticamente la sua diuturna ricerca come «Teologia letteraria». Egli intende come teologia ogni ricerca dell’intelligenza della fede, ricerca che può esprimersi sia personalmente sia comunitariamente. Contro la moda delle teologie del genitivo, la dottrina di Jossua è definita «letteraria», invece che «della letteratura», perché essa non si concentra sulle sole opere degli scrittori, bensí ha carattere meta-teologico. Scrittori e poeti scrivono e perciò possono interessare la letteratura, ma anche la teologia può trarre vantaggi dal linguaggio letterario.
Chi mettesse mano a una ricerca sul domenicano si accorgerebbe di quanto i suoi interessi di studio dipendano dalla biografia. Per questa ragione la sua biografia è indispensabile per comprenderne il pensiero, come ci è consegnata dallo stesso Jossua nel suo diario autobiografico Une vie (2001). Nato in una famiglia di ebrei sefarditi (eppure lontani dalla cultura ebraica), il padre morirà ad Auschwitz, vivrà l’adolescenza in Argentina per sfuggire alle persecuzioni naziste. Rientra a Parigi e comincia gli studi di medicina, intanto si converte al cattolicesimo meditando le Confessiones di Agostino. Abbraccia la vita religiosa domenicana e si dedica alla teologia con una proiezione extra-nazionale.
Studia a Le Saulchoir (importante scuola teologica domenicana di Parigi di cui sarebbe diventato docente e direttore) dove riceve una solida formazione tomista come anche i fermenti di rinnovamento che sfoceranno nel Concilio Vaticano II: per questo motivo non poteva sottrarsi per prima cosa alla ricostruzione di una storia dei reciproci influssi tra il teologico e il letterario. Essi si co-appartengono per il semplice motivo per cui l’ispirazione scritturistica passa attraverso il medium della scrittura. Potremmo definirlo un teologo fondamentale che colloquia con i piú grandi pensatori e scrittori di Francia. Ama viaggiare, è fotografo e cultore di musica classica.
Richiamo però il passaggio in cui percepisce il bisogno di una svolta radicale nella sua esistenza: il 1967 a Strasburgo Jossua sceglie di essere un uomo libero e abbracciare il lavoro letterario. Nel 1980 rinuncia all’insegnamento universitario per consacrarsi al travaglio della scrittura. Da questi eventi si origina la teologia letteraria. Ma quando le strade cominciano a divergere? Per Jossua avviene per gli sconvolgimenti culturali che seguirono al progressivo divergere della scienza (XVI secolo) e della filosofia (XVIII) dalla teologia. Da allora si produce uno iato (termine chiave nel nostro teologo) tra chiesa e cultura moderna che permane tuttora e ha come nefasta conseguenza il prodursi di una sub-cultura cattolica che ha come tratto caratteristico il non riuscire piú a comunicare con la cultura sempre piú affrancata dalle istituzioni clericali.
La rassegna degli studi critici di Jossua rivela che, se da principio predilige uno stile di tipo comparativista, negli anni successivi lo vediamo impegnato in approfondimenti monografici. Tutti questi testi, composti tra il 1985 e il 1998, sono raccolti nei quattro volumi della monumentale Pour une histoire religieuse de l’expérience littéraire.
Per dare conto della pluralità degli interessi sia prosastici che poetici (riferibili comunque alla letteratura moderna), ricordo, fra i molti, gli studi a proposito di Victor Hugo, Marcel Proust, Yves Bonnefoy, Philippe Jaccottet, e gli stretti rapporti intercorrenti tra mistica e poesia.
La ricerca si estende sino alla contemporaneità del pontificato di papa Francesco. Dopo le speranze di un rinnovamento culturale seguito al Concilio, giunto ai vertici della vita teologica transalpina e mondiale (con la direzione di Concilium, la piú importante rivista teologica internazionale), Jossua decide di dedicarsi allo studio teologico della letteratura ritenendo impraticabile ogni via di rinnovamento dell’istituzione ecclesiastica.
Esemplare nella sua volontà di non strumentalizzare l’altro ma di volerlo incontrare nella sua identità, non ha mai nascosto, neanche di fronte agli interlocutori piú agguerriti, la sua fede lieta ed essenziale, scandita linguisticamente dall’uso diffuso dell’aggettivo relazionale con cui si è sempre rivolto al Cielo: «Mon Dieu!»

Il testo di Jossua sul Gallo stampato…

  • L’idea di cultura in papa Francesco
  • Il Vangelo autentica novità
  • Significato di dialogo
  • Evangelizzare con strumenti nuovi
  • L’epifania del mistero
  • Il linguaggio della poesia
  • Una scrittura letteraria
  • Capire che cosa significa scrivere
  • Gratuità della letteratura
  • Modalità per scrittori credenti
  • Letteratura e semi-letteratura