Bahar significa primavera

di Erminia Murchio

Il 16 settembre 2022, Mahsa Amini, ragazza curda iraniana di 22 anni, muore a Teheran a seguito delle percosse ricevute in carcere dalla polizia morale, organo di polizia agli ordini dell’autorità religiosa al fine di reprimere trasgressioni rispetto alla legge coranica: era stata arrestata perché non indossava correttamente il velo e una ciocca di capelli spuntava. Da allora, si è accesa la protesta coraggiosa, vibrante, tenace e diffusa di ragazze e donne che, sfidando il regime, al grido di Donna, vita, libertà riempiono le piazze e le strade, frequentemente senza indossare il velo, talvolta, ballando in blue jeans e capelli sciolti. A poco, a poco, a loro si sono aggiunti gruppi di maschi, per lo piú di giovane età. Malgrado gli arresti con percosse e maltrattamenti, le cariche violente delle forze dell’ordine, le conseguenti morti (chi dice 500, chi 1000), addirittura, le esecuzioni capitali tramite impiccagioni esemplarmente eseguite in pubbliche piazze, la ribellione non accenna a fermarsi. Da oltre un anno.
1 ottobre 2023 (notizia del 5/10/2023) Armita Gerawand, studentessa del conservatorio di 16 anni, residente a Teheran, ma proveniente da una regione abitata da curdi, è stata percossa mentre viaggiava in metropolitana da esponenti della sorveglianza ed è finita in coma. Pare che il velo non lo indossasse proprio. La madre e il padre sono stati costretti ad avvalorare la versione ufficiale delle autorità davanti ai media: la ragazza avrebbe avuto un calo di pressione, svenuta, avrebbe battuto la testa contro una sbarra di ferro. Il giorno dopo il ricovero, alla madre è stato impedito di visitare la figlia in ospedale, presidiato dall’esercito, difronte alle sue proteste e insistenze è seguito il suo arresto. Non ho trovato piú notizie su entrambe.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Un macigno per le vie di Genova
  • Il premio Nobel in prigione
  • L’azione di Hamas
  • Soprattutto lotta di donne