Benvenuti nell’antropocene

di Dario Beruto

 

Forse i nati tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 del XX secolo ignorano di essere uomini e donne di una nuova era geologica: l’antropocene, l’era dell’uomo (in greco anthropos) e delle sue attività diventate motore delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche del pianeta. Il termine è stato coniato negli anni ’80 del secolo scorso dal biologo americano Eugene F. Stoemer e rilanciato nel 2000 dall’olandese Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica nel 1995, mentre dal 2008 un gruppo di ricerca internazionale ha dato vita al Gruppo di lavoro sull’antropocene (Working Grooup on the Anthropocene) che nel 2016, attraverso una votazione, ha fissato la data di inizio della nuova era geologica.

 

Quando inizia la nuova era?

 

Secondo il parere della maggioranza del gruppo, l’inizio dell’antropocene è stato fissato verso la fine del secondo conflitto mondiale, simbolicamente il 16 luglio 1945, data del primo test nucleare della storia del mondo nel deserto del New Messico, pochi giorni prima dell’impiego della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki: «Come ogni confine geologico, la data non è un marcatore perfetto, ma è una opportunità per evidenziare dove sia partito il cambiamento a livello planetario a opera dell’uomo», sostiene Paul Crutzen, anche lui membro del gruppo di lavoro.

Nel gruppo, però, i pareri non erano unanimi: per alcuni geologi l’uomo ha iniziato a compromettere la Terra quando ha cominciato a disboscare le foreste per ottenere pascoli e campi da coltivare (circa 10mila anni fa); per altri quando ha cominciato ad accumulare gli scarti della prima metallurgia (circa 3mila anni fa); per altri ancora sarebbe utile guardare alla rivoluzione industriale di fine Settecento o a quella successiva di fine Ottocento, mentre alcuni studiosi pensano addirittura che il cambiamento veramente dirompente debba ancora avvenire.

In termini geologici queste divergenze non devono stupire: i geologi sono abituati a ragionare in base a migliaia e spesso milioni di anni, piuttosto che sui tempi brevi dei nostri orizzonti. Alla fine, comunque, tutti hanno convenuto che la data da scegliere dovesse indicare un evento capace di lasciare una traccia ben individuabile nelle rocce terrestri, piuttosto che segnalare una modifica umana del territorio; una data non storica, ma geologica.

Così si è giunti a scegliere la detonazione delle prime bombe atomiche nel 1945 come transizione tra l’era dell’oligocene e quella dell’antropocene: da quel momento alcuni isotopi radioattivi erano entrati a far parte degli strati delle rocce sedimentarie.

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