Cambia lo scenario internazionale
di Vito Capano
La tragedia umanitaria dell’Afghanistan è sotto i nostri occhi impotenti nella sua violenta crudezza e ardue sono le prospettive per affrontarla. La politica e la diplomazia internazionale sembrano al lavoro per opportuni/doverosi rimedi tuttora lontani: vedremo.
Vorrei però sottolineare sinteticamente alcuni elementi piú discutibili.
Un dramma annunciato
Innanzitutto si tratta di un dramma annunciato. Il cambiamento degli scenari geopolitici globali comportava una rapida uscita delle forze militari dal pantano afgano, d’altronde da sempre auspicato dalle organizzazioni pacifiste e da molta parte dell’opinione pubblica anche italiana. Gli Stati Uniti, di cui Biden è stato vicepresidente dal 2009 al 2012 – favorendo il ritiro delle truppe Usa dall’Iraq nel 2011 –, da circa un decennio discutevano la possibilità/necessità di non proseguire la missione militare dopo l’uccisione di Osama bin Laden.
La trattativa e i successivi accordi di Doha, conclusi il 29 febbraio 2020 tra i talebani dell’Afghanistan e il presidente degli Stati Uniti Trump, prevedevano il ritiro dei soldati americani con l’impegno dei talebani a cessare il fuoco, non fare dell’Afghanistan base per azioni terroristiche fuori dal pese e a stabilire accordi con il governo, sono stati il punto di arrivo di questo travaglio, che ha coinvolto il Pentagono, il Dipartimento di Stato, il Dipartimento della difesa, dunque i ministeri degli esteri e della difesa.
Gli accordi contengono un elemento fondamentale che ha cambiato la storia della guerra afgana: il riconoscimento politico, anche se non giuridico, dei talebani, divenuti cosí un interlocutore istituzionale con cui trattare. Il succo è tutto qui: noi ritiriamo le truppe, voi in cambio cessate le ostilità, rompete ogni rapporto con il jihadismo internazionale, il terrorismo islamico, e cacciate Al Quaeda (movimento islamista estremista e fondamentalista).
Il fragilissimo e corrotto governo afgano è stato tenuto ai margini della trattativa e la coalizione internazionale solo informata. La conquista del potere da parte dei talebani immediatamente successiva alla partenza degli americani è però una negazione degli accordi sottoscritti.
La verità è comunque che gli USA non ne potevano piú del coinvolgimento in Afghanistan, di Ghani, capo del debole governo, dei talebani e … soprattutto dei soldi che tutto questo costava. L’Afghanistan era diventato un inutile peso nella strategia e nella tattica della politica americana, protesa verso il Pacifico nella competizione con la Cina e l’hanno gettato da una parte, indifferenti alle conseguenze. D’altro canto occorre rilevare che il rapido successo dei talebani – anche se ciò dispiace a noi occidentali – ha goduto del sostegno di almeno una parte della popolazione afgana, per la quale lo Stato sono loro e senza la quale difficilmente avrebbero cosí rapidamente conquistato il potere su tutto il territorio.
Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:
- Dall’unilateralismo al multilateralismo
- Debolezza dell’Europa