Cantore di misericordia e di libertà
di Cesare Sottocorno
Il 25 marzo, solennità dell’Annunciazione del Signore, giorno associato dalla tradizione alla creazione del mondo e alla redenzione dell’umanità operata da Cristo sulla croce, la maggioranza degli studiosi colloca l’inizio del viaggio di Dante nei regni dell’oltretomba. Papa Francesco ha scelto questa data per ricordare il settimo centenario della morte di Dante Alighieri pubblicando la lettera apostolica Candor Lucis Aeternae (Splendore della Luce eterna). Bergoglio non è il primo fra i pontefici che addita in Dante non solo un eccelso poeta, ma anche un esempio di credente.
Benedetto XV
Proprio un secolo fa, nel sesto centenario della morte del poeta, Benedetto XV, oltre a farsi promotore dei lavori di restauro della chiesa di San Pietro Maggiore a Ravenna, nel cui cimitero Dante era stato sepolto, commemorava l’Alighieri con l’enciclica In praeclara summorum (Nell’illustre schiera dei grandi personaggi). Egli definisce Dante «eccelso genio, che è vanto e decoro dell’umanità, cantore e araldo piú eloquente del pensiero cristiano», e afferma: spetta «soprattutto alla Chiesa, che gli fu madre, il diritto di chiamare suo l’Alighieri». Il papa, noto per l’appello rivolto qualche anno prima ai capi delle nazioni in guerra, perché si ponesse fine all’«inutile strage» del primo conflitto mondiale, ribadiva, in riferimento a quanto affermato dal poeta, che la felicità terrena è, in qualche modo, subordinata alla felicità eterna: principio «ottimo e sapiente» che, se fosse stato osservato, avrebbe recato «frutti di prosperità agli Stati».
Per Benedetto XV l’opera di Dante, ispirata dalla fede, può servire da guida per i cristiani non solo perché basata sulla dottrina cattolica, ma in quanto riassume le leggi divine che sono a fondamento dell’amministrazione degli Stati. Il papa giustifica le invettive del poeta attraverso le quali manifestò un’«oltraggiosa acrimonia contro i Sommi Pontefici» del suo tempo considerati responsabili del suo esilio perché non condividevano i suoi ideali politici. Ma non solo: giungeva ad affermare che Dante venne accusato falsamente e che il suo animo devoto alla Chiesa non poteva sopportare certi riprovevoli atteggiamenti del clero di quegli anni, a ragione o a torto, giudicati non del tutto consoni all’insegnamento di Cristo.
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- Paolo VI
- Poeta della libertà
- Accogliere la testimonianza