Ce l’abbiamo messa tutta?

di Erminia Murchio

L’Epifania tutte le feste se le porta via… ma non ha riaperto tutte le scuole.
Per i piú piccoli – scuole dell’infanzia, primarie, le secondarie di primo grado – sí (però, non in tutte le regioni e non in egual modo e tempi…), invece, i nostri adolescenti sono ancora obbligati alla DAD (Didattica A Distanza) e, comunque, sono privati della scuola in presenza. Degli studenti universitari, poi, non parla piú nessuno, come se fosse scontato che per loro la frequenza delle lezioni in aula costituisca un optional, un di piú.

Valutazioni ispirate alla produttività

Sono sconfortata io, non oso immaginare i/le giovani, ma anche i genitori, le famiglie, gli stessi insegnanti, i presidi, il personale ausiliario, tutti coloro che si sono spesi per creare condizioni di accesso e di permanenza nelle sedi scolastiche, tali da ridurre al minimo il rischio di contagio. Anche se le voci, i pareri degli esperti non sono del tutto unanimi, in realtà, sembra prevalere fra virologi, epidemiologi, statistici e altri competenti in materia la quasi certezza che la possibilità di contrarre il virus dentro le scuole sia in percentuale estremamente bassa. Viceversa, sembra piú diffusa e condivisa la consapevolezza dell’elevata contagiosità nel nostro sistema di trasporto pubblico: i bus cittadini sono troppo affollati, treni e autolinee di collegamento tra borghi, paesi e città sedi d’istruzione secondaria di secondo grado continuano a essere in numero insufficiente, l’assembramento è inevitabile.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • In anni poveri funzionava
  • La scuola non è la priorità