Congedo
Sarà facile per gli amici immaginare i miei sentimenti nello scrivere queste righe. Ho conosciuto Il gallo negli anni dell’università, immediatamente successivi alla conclusione del concilio Vaticano secondo, anni di entusiasmi e di scelte. L’originalità, la serietà l’apertura di queste pagine mensili parevano credere nella realizzabilità delle decisioni conciliari in una chiesa non pronta ad accoglierle; anche negli anni della contestazione, Il gallo proponeva preghiera, studio e azione; non polemiche, ma comprensione; pareva che si potesse essere fedeli con fantasia; ispirare la quotidianità all’impegno per una politica piú consapevole e partecipata, senza perdere il sorriso dell’ironia e il respiro della bellezza, soprattutto della poesia. Offriva l’occasione di conoscere pensatori illustri e testimoni credibili, membri di chiese e appassionati alla ricerca.
Nel gennaio del 1970 il mio primo articolo con la soddisfazione riconoscente di chi si vede pubblicato da una testata importante, primo di un gran numero negli anni successivi fino alla chiamata nella redazione e dal 2010 alla direzione: per molti anni i viaggi a Genova erano attesi e gli incontri vivaci occasioni di scambio e di crescita conclusi nella cordialità della tavola. Anche delusioni, che non mi hanno allontanato, ma ricordato il salmo: mantenersi fedeli (oggi diremmo resistere) anche nel turbamento dell’accorgersi che «ogni uomo purtroppo sa mentire» (115, 10).
Conclusa l’attività professionale, Il gallo è diventato il primo impegno della mia vita, alla ricerca di una coerenza con le origini e soprattutto con lo stile (fiducia, responsabilità, dialogo), affrontando via via i problemi nella cultura in rapida trasformazione. Con la partecipazione di collaboratori storici, in troppi venuti a mancare, e l’affiancamento di molti nuovi in condivisione dello spirito comune.
La riconoscenza è in questa conclusione il sentimento prevalente: a mia moglie in primissimo luogo, senza il cui apporto neppure avrei assunto questo compito, e a tutti i lettori, con un grazie in piú ai molti sostenitori. Mi scorrono nella mente decine e decine di amici, croci nel cuore o voci ancora presenti, maestri e collaboratori essenziali nei modi piú diversi alla pubblicazione del Gallo, dall’ideatore della lunga ventura a chi fino a ieri ha risposto alle mie richieste, a chi ha impaginato e stampato ancora quest’ultimo quaderno. Ciascuno senta personalmente la mia vicinanza: nessun nome, cari amici, per evitare gerarchie e dimenticanze. SIPARIO.
(Davanti e dietro al sipario qualcuno ricorda, riflette, si pone domande).
Ugo Basso