Dal 1946 “Il gallo” canta ancora

di Ugo Basso

Gennaio 1946, quarant’anni fa. Un anno ancora ferito dalla guerra e già prossimo alla guerra fredda. Sulle cicatrici e le macerie, un galletto rosso cominciò a cantare in un gruppetto d’amici diversi e affini tra loro. Il gallo cantava «per seconda volta», per scongiurare, dopo i tradimenti della guerra, quelli della pace.


Cosí Nazareno Fabbretti, francescano fra gli ideatori del Gallo, comincia un articolo in occasione del quarantesimo della rivista, pubblicato fra le testimonianze in appendice a questo secondo libro sul Gallo uscito a Genova nella scorsa primavera. Non occorre dire quanto i tempi siano cambiati e i membri della redazione, e i lettori in questi settanta anni eppure Il gallo canta ancora e, ci pare, sulla lunghezza d’onda di sempre e difficilmente inquadrabile sia fra le riviste cattoliche allineate, sia fra quelle di militante contestazione. Ringraziamo ora con calore il manipolo di storici e letterati che hanno voluto dare alle stampe questo nuovo volume, dopo quello di Paolo Zanini pubblicato nel 2012 dalle Edizioni Biblioteca Francescana, La rivista «Il gallo». Dalla tradizione al dialogo (1946-1965), che ricostruiva la nostra storia attraverso testimonianze e documenti di archivio, collocandola nello scenario culturale e politico in cui si è sviluppata.Questo nuovo volume, Dal 1946 «Il gallo» canta ancora, raccoglie invece saggi su singoli aspetti della rivista e ne analizza le vicende fino al 2018 per chiudersi con una piccola antologia di testi pubblicati in anni lontani: per noi un incoraggiamento a continuare non solo a cantare, ma a cantare alto, anche in tempi in cui ci pare perfino piú difficile.

«Un simpatico foglietto»

È di Eugenio Montale, genovese, questa definizione del Gallo agli albori della rivista, pubblicata nelle quattro facciate di un unico foglio, e la riferisce Stefano Verdino, critico letterario e docente all’università di Genova, nel suo contributo sul Gallo letterario. L’interesse letterario era quasi prevalente nei primi anni della rivista che aveva in redazione poeti come Angelo Barile e il cappuccino Gherardo Del Colle, e lo stesso fondatore Nando Fabro pubblicava poesie sue. Nella lunga storia il mensile ha molto ridimensionato il suo aspetto letterario, ma non lo ha mai abbandonato e ancora oggi pubblica poesie e articoli di riflessione letteraria.
L’elenco di poeti, scrittori e critici che negli anni hanno avuto rapporti con Il gallo è davvero titolo di grande onore: basti qui ricordare la pubblicazione sulle nostre pagine di inediti personalmente offerti dallo stesso Montale (Primavera hitleriana), Giuseppe Ungaretti (Mio fiume anche tu) e Salvatore Quasimodo (Lamento per il Sud). Il mensile genovese era considerato interlocutore letterario e sulle sue pagine si sono sviluppati dibattiti con singoli autori e altre testate, anche su questioni estetiche, come l’ermetismo a cui Verdino dedica spazio.
A Fabro non piace la poesia oscura, ma neppure i critici, oggi diremmo integralisti, che selezionano a seconda della forza apologetica dei testi e, alla luce di questo pregiudizio, selezionano anche la produzione montaliana. A Montale non piace essere annoverato fra gli ermetici e apprezza il giudizio dei Galli che non lo considerano tale: ricorda che proprio La primavera hitleriana, una delle poesie considerate piú vicine all’ermetismo, è stata «pubblicata senza obiezioni e commenti, il che mi fa supporre ch’essa sia stata intesa».
Per Fabro la poesia, al di là della qualità non eccelsa delle sue, è una dimensione dello spirito, è creatività e libera espressione, tanto da pensare che gli apostoli, e lo stesso Gesú, fossero poeti, naturalmente capaci di farsi comprendere: «E dalla mia giornata di cristiano che cammina tra gli altri e chiede ogni giorno al buon Dio il lavoro quotidiano, il pane quotidiano, e la poesia quotidiana, prego a Lei lo sbocco nel mare aperto, la pienezza e la trasparenza del canto». Cosí chiude una sua risposta a Montale.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Meglio Marcelino di Don Camillo
  • Obbedienti ma non ossequienti
  • Pluralismo
  • Dopo il concilio
  • Una dedica preziosa
  • Una direzione trentennale
  • Testimonianze