Dignità e migrazioni
di Carlo M. Ferraris
L’introduzione alla Dichiarazione Dignitas infinita (8 aprile 2024) pubblicata dal Dicastero per la Dottrina della Fede si apre con la descrizione e definizione di dignità, in termini abbondanti e inclusivi, partendo sostanzialmente dal piano laico e secolare. I riferimenti all’antico Testamento (in particolare agli orfani, agli stranieri e alle categorie svantaggiate) e al Vangelo (i «piccoli» e gli «scartati»), piú che introdurre elementi di giudizio, sono un rafforzamento del concetto di dignità attraverso situazioni estreme. Fondamentale è l’affermazione che la dignità della persona è a essa intrinseca e non revocabile. In particolare per quanto riguarda i migranti, citando un passo della Fratelli tutti (2020), la Dichiarazione afferma:
Una volta poi che sono arrivati in Paesi che dovrebbero essere in grado di accoglierli, vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignità di qualunque persona […] Non si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni e il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minor valore, meno importanti, meno umani.
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