Dove dorme Gesù ?
di Cesare Sottocorno
Credo che sia utile non solo per un cristiano riprendere le pagine dei Vangeli e cercare di coglierne i significati piú profondi, con l’aiuto dei testi commentati dagli studiosi. A volte però è sufficiente leggerli per poi interrogarsi anche su comportamenti che possiamo definire marginali, ma comunque non privi di significato. Sempre tenendo conto che il genere letterario dei vangeli non è la cronaca, ma la narrazione simbolica e didascalica.
Sappiamo che, come scrive nel prologo, Luca decide di fare ricerche accurate, prima di stendere un racconto, sugli avvenimenti successi che sono stati trasmessi da coloro che ne furono testimoni fin da principio (Lc 1, 1-3). E Giovanni, al termine del suo Vangelo, precisa:
«vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesú che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere» (Gv 21, 25).
Il sonno, un tempo normale
Partiamo dalla domanda sulla ragione per cui nei Vangeli sono descritti i luoghi, le abitazioni e i personaggi presso i quali Gesú si è fermato a pranzo o a cena, ma ben piú raramente si fa cenno a dove dormisse. Forse proprio perché chi riferisce non attribuisce particolare significato a un gesto normale come il dormire. Dobbiamo quindi annettere una particolare importanza, cercare significati nei riferimenti – comunque non pochi – al sonno di Gesú.
Ma dove dormiva? Sicuramente a Nazarèth dove per circa trent’anni è cresciuto e si è fortificato (Lc 2, 40) e a Gerusalemme, a 12 anni, quando era salito con i genitori per la Pasqua, e viene da loro ritrovato dopo tre giorni (Lc 2, 46). Leggiamo di sonni significativi come spazio per i sogni anche di altri personaggi. Nel sonno, Giuseppe e i magi comprendono la volontà di Dio: l’uno fuggendo, con Maria e il figlio, in Egitto per sfuggire alla persecuzioni di Erode (Mt 2, 14), gli altri scegliendo una strada diversa per ritornare nei loro paesi.
Dorme nella casa di Betlemme – la capanna dei racconti popolari – dove arrivano i magi per adorarlo (Mt 2, 11), in Egitto dove si era rifugiato con Giuseppe e sua madre per sfuggire alla persecuzione di Erode (Mt 2, 14), nel deserto dove digiuna per quaranta giorni e quaranta notti (Mt 4, 1): per la verità le notti sono citate perché non interrompono il digiuno, ma non viene esplicitato se abbia dormito o vegliato. Peraltro si tratta ovviamente di un dato irreale, di forte connotazione simbolica.
Dorme nella casa di Simon Pietro, a Cafarnao: dopo aver guarito la suocera di lui e si ferma fino a sera a ridare la salute agli ammalati, arrivati dopo il tramonto. Al mattino presto poi, sul far del giorno, quando era ancora buio, si reca in un luogo deserto a pregare (Mt 8, 14; Mc 1,30-35; Lc 4, 38-42). Invita i discepoli di Giovanni, che vogliono sapere dove abbia la sua dimora, a seguirlo ed essi, da quel giorno, visto dove viveva, rimasero con lui (Gv 1, 38-39). Mentre infatti le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo (Mt 8, 20; Lc 9, 58). Non possiamo pensare che non avesse luogo per dormire, ma l’espressione degli evangelisti connota lo stile della sua vita, nomade e povera finalizzata all’annuncio.
Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:
- Il sonno nella tempesta
- Il sonno dei discepoli