2016 novembre
Argomento:
IL REGNO DI DIO
In attesa dell’Avvento, un momento di riflessione che prende spunto dal Quinto vangelo di Tomaso attribuito a Didimo Giuda Tomaso. Al versetto 113 si può leggere: «I suoi discepoli gli chiesero: Quando verrà il Regno? e Gesú, il Vivente, rispose: Non verrà cercandolo. Non si deve dire guarda è qui, oppure guarda è lí. Piuttosto il Regno del Padre è sulla Terra e nessuno lo vede».
Un Regno davvero strano, di cui è impossibile la localizzazione, abita la terra, ma non lo si può vedere. In un’epoca storica, dove la scienza e la tecnologia puntano i loro strumenti di indagine verso la scoperta delle leggi per la conoscenza della geosfera, della biologia e dell’astrofisica, questo Regno segnala ai discepoli che, in ogni situazione storica, esisterà un quid che renderà sempre la realtà inconoscibile, misteriosa, malgrado tutto ciò che di essa si riesce e si riuscirà a scoprire.
Fondamento di questa visione del mondo è la fede dei discepoli nel Vivente. Una fede che male si accorda con la dottrina di chi si nutre di certezze e pretende di definire e imporre il Regno di Dio all’interno di strutture che si affidano solamente alle tradizioni del loro passato, pur importanti e significative. Una fede che, al contrario, sollecita i credenti ad adorare «il Padre guidati dallo Spirito e dalla Verità di Dio. Dio è Spirito» (Giovanni 4, 23-24). Infatti, «nessuno può vedere il Regno di Dio se non nasce nuovamente… Nessuno può entrare nel Regno di Dio se non nasce da acqua e Spirito» (Giovanni 3, 3-7).
Si tratta di una vera mutazione con la quale i credenti dovrebbero rendere manifesto a tutti che il Regno di Dio abita e accompagna l’evoluzione della terra e del cosmo.
Il nucleo inconoscibile della realtà non è determinato dalla nostra non conoscenza, perché non è costituito da ciò che rimane da scoprire dopo aver raggiunto i successivi obiettivi della ricerca. Inconoscibile è il volto di un Padre che attrae attraverso percorsi personali e quasi mai lineari. L’educazione religiosa o l’educazione atea offrono certezze razionaliste e sicurezze intellettuali ingannevoli. Però la vita e la parola di molti uomini, credenti e non credenti, può aver risuonato in noi per aprirci gli occhi, per costringerci a costatare che il cammino della fede è un continuo passaggio dall’incredulità alla accettazione di una nuova dimensione del Padre, piú adeguata alla esperienza quotidiana che facciamo. In altre parole: una perpetua nascita, un esodo che ogni generazione dovrà fare, a proprie spese, per dare credibilità alla propria speranza.
Anche oggi, di fronte al terrorismo, all’involuzione politica che in molti paesi pare aprirsi a regimi dittatoriali con consensi a personaggi inquietanti, al diffondersi dei nazionalismi contro le speranze in organismi di garanzia sovranazionali, in presenza dello sfruttamento delle risorse del pianeta a vantaggio di pochi e a scapito di molti, alle tragedie dei migranti, il quinto vangelo può emergere in ogni momento in chiunque. Sulle orme dell’umanità del Vivente, la vita è come un fiume carsico: a volte scorre in superficie, a volte segue percorsi sotterranei, attratto da una realtà inconoscibile che è la sua sorgente e il suo sbocco.