Etica condivisa e controllo sociale

di Carlo M. Ferraris

Non so quali dati gli archeologi abbiano acquisito sull’origine della religiosità, ma credo che la specie umana, dalle forme piú antiche fino all’homo sapiens, si sia sempre in qualche modo confrontata con il mistero, con ciò che va oltre la conoscenza e si crede eserciti un potere sulla persona e sulle sue forme organizzative sociali.

Religione e società

Le tracce piú antiche di religiosità appaiono con il culto dei morti, con riti e forme della sepoltura. Con il passaggio dal Mesolitico al Neolitico, intorno al 4000 a.C., da una primitiva configurazione di culto della Terra, la Dea Madre, si è passati a forme sempre piú organizzate di culto, dalla religiosità alla religione. La religione dunque si è sviluppata in stretta connessione con l’organizzazione della società in forme sempre piú complesse, certamente senza distinzione tra religioso e civile, o tra Religione e Stato, come diremmo noi con linguaggio moderno. In questo modo si veniva realizzando anche un controllo sociale, quella forma di regolazione dei rapporti sociali fondata sull’accettazione e anche sull’imposizione, piú o meno consapevole, di valori morali e principi etici dettati dalla tradizione e dall’autorità religiosa.
Senza esprimere un giudizio sulla validità di questa o quella religione, prendiamo in considerazione gli effetti che le religioni hanno prodotto e in parte ancora producono sul tessuto sociale. Il controllo sociale operato delle religioni è stato sempre esercitato in diverse forme fino all’età moderna, sia proponendo, o imponendo, forme di comportamento come precetti religiosi, sia condizionando le scelte di coscienza con minacce di castighi o promesse di felicità.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • La società laica
  • Una suggestiva utopia
  • Situazione allarmante