Gli animali in paradiso

di Luisella Battaglia

Nel silenzio secolare dell’etica religiosa occidentale, tra le poche voci che si sono levate per invocare una rivoluzione copernicana del pensiero teologico – capace di estendere anche alla natura lo sguardo del Cristo — una delle piú alte è senz’altro quella di Nazareno Fabbretti (1920-1997, prete nell’ordine dei frati minori, giornalista e scrittore, tra i fondatori del gruppo del Gallo e della rivista, ndr). Insieme ad Andrew Linzey, teologo anglicano docente a Oxford del primo corso universitario istituito al mondo di Teologia e benessere animale e a Eugen Drewermann (teologo, biblista e psicanalista tedesco, ex prete cattolico, ndr), autore del saggio Sull’immortalità degli animali, egli auspica l’avvento di una teologia impegnata a riflettere seriamente sul tema dei nostri rapporti con il mondo non umano e a porre in relazione la dottrina di Dio creatore con la questione pratica della sofferenza delle sue creature.

Responsabilità per la natura

Lungi dal condividere la celebre tesi di L. White jr., secondo cui il cristianesimo è la religione piú antropocentrica che il mondo abbia mai conosciuto, Fabbretti ritiene che nel messaggio cristiano esistano semi e potenzialità latenti che attendono di essere scoperti e valorizzati nella direzione di un’etica della responsabilità per la natura. Occorre, tuttavia, che il cristiano senta che il clima entro cui si svolge l’opera costruttiva dell’uomo nella creazione è segnato dall’esigenza dell’amore e dalla consapevolezza di essere anzitutto parte prima che centro o vertice della natura.
Nel pensiero di Fabbretti si fondono armoniosamente due vie per un’etica del rispetto dei viventi: una via etologica, che si base sul riconoscimento di una parentela naturale e una via religiosa, che si richiama a una fraternità creaturale. La prima è la via lorenziana, la seconda è la via francescana. Non a caso egli dedica uno dei suoi scritti piú significativi, Caro uomo. Lettere degli animali, (Introduzione di Francesco Alberoni, edizioni Paoline, Milano 1988) a Konrad Lorenz (1903-1989, zoologo austriaco, fondatore della moderna etologia scientifica, ndr) e a Francesco d’Assisi, «amici anche degli uomini», riconoscendo in entrambi due punti di riferimento per la sua impostazione.
È assai significativo che nella Prefazione reciti una sorta di mea culpa:

Lo confesso. Queste pagine sono un peccato di presunzione [...] Ma spero che mi vengano perdonate perché sono anche un atto d’amore […] Ho immaginato ciascun animale mentre scrive all’uomo una lettera per persuaderlo a scongiurare insieme il rischio della scomparsa dal pianeta. Sono arrivato al punto di prestare agli animali i miei pensieri e le mie parole, addirittura i miei sentimenti.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Non solo gli uomini
  • Crudele: un aggettivo per l’uomo
  • L’amicizia con gli animali
  • Imparare dagli animali