I giovani se ne sono accorti?

di Luisa Riva

 

Il 25 marzo 2019 nel giorno della Solennità dell’Annunciazione del Signore, è stata pubblicata l’esortazione apostolica postsinodale di papa Francesco Christus vivit. Trovo molto significativa la scelta di questa data che ci colloca nel momento originario dell’Incarnazione, quando il di Maria ha dato ospitalità all’avvento cristiano nella nostra storia. L’impensabile accade, prende forma scegliendo di condividere la vicenda umana in ciò che tutti ci accomuna: nascere da una donna.

 

Cristo vive e ti vuole vivo

 

La vita è al centro di questo testo papale, «Lui vive e ti vuole vivo» sono le prime parole che Francesco afferma di voler rivolgere a ciascun giovane cristiano. Un messaggio che ci porta al cuore delle domande fondamentali che ogni uomo si pone, e ancor più ogni giovane che si affaccia alla vita. Chi è quel Cristo che vive e che cosa vuol dire vivere per noi oggi? Che cosa cambia il suo annuncio nella nostra vita?

L’ampio testo si articola in nove capitoli attraverso i quali il papa riprende i temi discussi nell’assemblea sinodale dedicata al tema I giovani, la fede e il discernimento vocazionale (ottobre 2018). Francesco raccoglie e fa proprie le sollecitazioni emerse sia dai documenti preparatori al sinodo sia dai lavori dell’assemblea, confermando la sua volontà di ascolto e di valorizzazione delle esperienze ecclesiali e mettendo in luce gli aspetti che ritiene fondamentali. Ci propone così una chiave di lettura teologica, ma anche sociale e pastorale dell’in-contro con Dio.

Il primo capitolo, Che cosa dice la parola di Dio sui giovani? Ripercorre alcuni passi dell’Antico e del Nuovo Testamento che mettono in evidenza come, nella storia di Israele, spesso siano stati proprio i giovani chiamati a ruoli di responsabilità. Dal giovane Giuseppe, il minore fra tanti fratelli, e poi Gedeone, Samuele, Davide, Salomone, Ruth e poi le parole di Gesù al giovane ricco, l’invito a spogliarsi dell’uomo vecchio, l’accoglienza dei piccoli e si potrebbe continuare. Un’attenzione ai giovani in un contesto storico e sociale dove in realtà non avevano spazio e riconoscimenti. Eppure Dio ne fa i suoi interlocutori. È un invito a ripensare a come oggi il mondo e la chiesa si rivolgono ai giovani come loro interlocutori.

Il secondo capitolo, Gesù Cristo sempre giovane, ci ricorda che Gesù stesso è stato giovane. Cresciuto come tutti i ragazzi della sua età all’interno della famiglia. Diranno di lui «Non è costui il figlio di Giuseppe?» (Lc 4, 22). Non gli è estranea l’esperienza dei giovani del suo tempo, ma all’interno di questa esperienza cresce anche la sua relazione con il Padre, matura la sua vocazione che lo porterà ad affrontare le autorità religiose e politiche del suo tempo. Ha vissuto esperienze di incomprensione e solitudine, ma anche di amicizia

ha rivolto il proprio sguardo verso il futuro affidandosi alle mani sicure del Padre e alla forza dello Spirito Santo. In Gesù tutti i giovani possono ritrovarsi (31).

Anche la chiesa, così antica, è chiamata alla giovinezza. Deve essere sempre in cammino e pronta a rinnovarsi. Il papa si spinge a chiedere

al Signore che liberi la Chiesa da coloro che vogliono invecchiarla, fissarla sul passato, frenarla, renderla immobile […] È giovane quando è capace di ritornare continuamente alla sua fonte (35).

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Soltanto parole vuote?
  • Il fenomeno delle migrazioni
  • Il momento delle decisioni
  • Inadeguatezza della pastorale
  • Silenzio, ascolto, confronto