Il cuore della fede cristiana – 1
di Jean-Pierre Jossua
I principali problemi e le domande che ci poniamo sui temi della fede sono organicamente raccolti in questo compendio teologico scritto per noi da Jean-Pierre Jossua, uno dei piú lucidi e originali pensatori religiosi del nostro tempo e da decenni per noi amico e riferimento teologico. Il gallo ha familiarità con questi temi, ma è raro trovare una interpretazione complessiva del pensiero cristiano che chiarisce e interroga. Occasione per i non credenti di conoscenza sistematica e problematica del cristianesimo; per i credenti di una revisione critica e rigorosa liberata dalle sovrapposizioni che nei secoli hanno annebbiato il nucleo originale del messaggio di Cristo, favorendo per un verso la diffusione di dottrine e pratiche devianti, per un altro inducendo all’abbandono.
Un buon numero di cristiani, che desiderano seguire l’insegnamento della propria Chiesa, si sente a disagio di fronte ad alcune dottrine che sono state presentate loro come appartenenti alla loro fede. Altri credenti, secondo me sempre piú numerosi, e ai quali non si può rifiutare l’appellativo di cristiani, tendono a ridurre, in maniera piú o meno cosciente, l’ambito della loro professione di fede. Si vuole credere a una realtà o sorgente spirituale – chiamiamola Dio – seguendo la testimonianza di Gesú, questo profeta che annuncia e anticipa il «Regno di Dio»: una esperienza religiosa e un modo di essere uomo sia di fronte a sé stessi sia di fronte alla società. Anche se a livelli diversi per quanto riguarda l’identità di Gesú, la speranza al di là della morte, l’appartenenza alla Chiesa e la pratica dei sacramenti. Mi sembra che queste posizioni pongano due importanti interrogativi: quello della professione di fede e quello delle caratteristiche dello spirituale da questa implicate.
Devo sapere in che cosa credo
La fede non è un grido, un semplice atto riguardo al quale non ci sarebbe altro da dire che: «Ecco in che maniera io credo». Ai miei occhi, essa non può esistere senza una professione di fede: «Ecco ciò in cui io credo». Perché? Perché io devo sapere in che cosa credo: la professione indica innanzi tutto l’Interlocutore, un altro che ha preso l’iniziativa. Il nocciolo essenziale ne è dunque innanzi tutto la manifestazione personale di Dio nella parola, nella persona, nel destino di Gesú Cristo. Si tratta di una convinzione che è frutto di una rilettura dell’esistenza di Gesú, fatta da Paolo, dai tre primi evangelisti, da Giovanni, a partire dal ruolo che lui stesso si è attribuito nell’anticipazione del Regno oggetto del suo annuncio e, soprattutto, alla luce dell’esperienza pasquale: lui è apparso vivo al di là della morte, divenendo fonte di una nuova vita. Ed è poi la presenza personale di Dio attraverso il dono del suo Spirito alla Chiesa e a ogni singolo credente, che offre non solo libertà e forza di amare, ma anche una speranza che travalica l’esistenza attuale. È infine il mistero personale di Dio, il Padre, che rimane completamente intatto. In altre parole: un solo Dio, tre indefiniti. Questo è il cuore, l’imprescindibile, il solo necessario della fede cristiana. Provenendo da testimonianze, non richiede nessuna dimostrazione, nessuna apologetica: è lí, al centro della storia, offerto alla fede e, per chi lo accetta, capace di cambiarne la vita intera.
Il nocciolo della fede cristiana fin dall’origine comprende anche un secondo insieme di adesioni: la capacità della Scrittura ispirata di farsi parola di Dio per il credente che la legge o per l’assemblea che l’ascolta; la presenza viva del Risorto nell’Eucarestia; la Chiesa profonda, fatta di credenti, e la sua vitalità animata dai carismi e dai ministeri; la comunione dei santi, cioè dei cristiani, figure eminenti e credenti sconosciuti, che vivono su questa terra o che già vivono in Dio: testimoni, amici, intercessori.
Rimarrebbe da dimostrare che questo essenziale che rappresenta lo scopo cui mira l’indefettibilità promessa alla Chiesa ha potuto essere mantenuto, all’interno di profonde differenze storiche, attraverso interpretazioni successive. In altre parole, attraverso la riformulazione di credenze e il rinnovarsi di pratiche, e non con un puro ripetere che, a fronte dei cambiamenti del mondo, non avrebbe piú potuto trasmettere il messaggio originale; il medesimo rimane, diventando altro. Gli scritti presenti nel canone neotestamentario del secondo secolo, con la loro diversità e la loro evoluzione nel tempo, costituiscono un insieme di senso completo, e continuano a offrire un fondamento a queste successive riprese. Ciascuno degli scritti apporta qualcosa di indispensabile, a condizione di non isolarlo da tutto l’insieme – per privilegiare uno specifico momento o legittimare successivi sviluppi – e di non cercare di armonizzare in maniera artificiosa una diversità che a volte arriva alla contraddizione.
Per il resto: le rappresentazioni o le istituzioni che sono prodotti del momento storico, necessarie o quantomeno utili, o che hanno avuto senso per quel tempo, o ancora nocive quando non addirittura malvagie (giochi di potere, legittimazioni poco trasparenti, sacralizzazioni dei testi, dei riti, dei ministeri, delle istituzioni, sovrapposizioni piú o meno complete con i poteri dello stato) possono essere accettate per quello che sono, o criticate e contestate. Si è potuto tentare di far luce sul rapporto tra il primo e il secondo gruppo di appartenenza, tra quelli individuati sopra all’interno dell’essenziale professione di fede, proponendo la nozione di «gerarchia di verità» (usata da Giovanni XXIII durante il concilio in una maniera che è potuta sembrare liberatoria). E alcuni vorrebbero forse continuare su questa strada in vista di accettare un certo numero di intermediari tra questo nocciolo duro e quello che ho chiamato il resto, che sarebbe rappresentato da altrettante credenze subordinate o derivanti da uno sviluppo del dogma. Ma ci sarebbe ragione di temere che la definizione di queste credenze secondarie potrebbe creare serie difficoltà.
Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:
- L’espiazione
- Il peccato originale
- La Provvidenza
- Onnipotente o impotente?
- Unico Dio per tutti?