Il manifesto sovranista
di Ugo Basso
Dunque non aboliamo l’Unione europea, ma riformiamola restituendola alle nazioni:
Tutti i tentativi di trasformare le istituzioni europee in organismi che avrebbero la precedenza sulle istituzioni costituzionali nazionali creano il caos, minano il significato dei trattati e rimettono in discussione il ruolo fondamentale delle Costituzioni degli stati membri.
Questo il senso del manifesto dei sovranisti europei diffuso il 2 luglio 2021 da Marine Le Pen, leader dell’estrema destra francese, e sottoscritto dai partiti conservatori e sovranisti dei paesi membri, uniti da questa firma ma appartenenti a gruppi diversi. Un partito sovranista è attivo in quasi tutti i paesi europei, in Italia le firme sono di Giorgia Meloni, attualmente presidente dei conservatori e riformisti europei (ECR), e di Matteo Salvini.
Il dibattito sulla partecipazione all’UE e ipotesi di uscita, sull’esempio del Regno unito, sono di attualità non solo in Italia con maggiori o minori pressioni a seconda di quelli che si ritengono le convenienze elettorali e gli interessi politici del momento. Non pare che oggi in Italia le tendenze centrifughe siano sostenute da nessuno e neppure l’estrema destra europea pare, almeno alla luce del manifesto che stiamo considerando, orientata in quel senso.
Occorre però farsi consapevoli che l’Europa pensata dai sovranisti deforma e rinnega il progetto originale, auspicato dal manifesto di Ventotene e definito dal trattato istitutivo del 1957 secondo lo spirito della costituzione italiana. E consapevoli che nel nostro paese si oppongono allo spirito fondativo dell’Unione i due partiti che insieme, stando ai sondaggi, si avvicinano (20 novembre) al 40% dei consensi. Lo spirito che ha animato l’ideazione e lo sviluppo dell’Unione europea è sovranazionale, nell’intento di superare i confini, senza rinnegare le tradizioni dei singoli popoli, per trasferire la sovranità, di cui ogni cittadino è titolare, dall’ambito nazionale a quello europeo di cui il parlamento eletto a suffragio universale è il simbolo piú alto. Non entro ora nel dibattito sul confronto fra le due posizioni, ma tengo a chiarire che l’Europa disegnata dal manifesto sovranista è diametralmente all’opposto: «Siamo convinti che i sovrani in Europa sono e resteranno le nazioni e i popoli».
Ricordo appena che il manifesto lanciato nel 1944, prima della fine della guerra, da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi dall’isola in cui scontavano il confino di polizia riconosce nel superamento dei confini nazionali lo strumento necessario a ricostruire l’Europa e assicurare la pace, dopo le devastazioni della guerra e l’esperienza dei totalitarismi.
La sovranità assoluta degli stati nazionali ha portato alla volontà di dominio di ciascuno di essi [...] In conseguenza di ciò, lo stato, da tutelatore della libertà dei cittadini, si è trasformato in padrone di sudditi tenuti a servizio [...] Un’Europa libera e unita è premessa necessaria del potenziamento della civiltà moderna, di cui l’era totalitaria rappresenta un arresto [...] E quando, superando l’orizzonte del vecchio continente, si abbraccino in una visione di insieme tutti i popoli che costituiscono l’umanità, bisogna pur riconoscere che la Federazione Europea è l’unica concepibile garanzia che i rapporti con i popoli asiatici e americani si possano svolgere su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un piú lontano avvenire, in cui diventi possibile l’unità politica dell’intero globo.
Principi che diventano, con i trattati di Roma del 1957, fondamento di quella che allora era la Comunità europea, costituita da sei stati e rivolta soltanto a pochi ambiti commerciali, da cui si è evoluta l’attuale Unione. In quel testo i capi di stato intendono
porre le fondamenta di una unione sempre piú stretta fra i popoli europei [...] eliminando le barriere che dividono l’Europa. [...] Rafforzare l’unità delle loro economie e di assicurarne lo sviluppo armonioso riducendo le disparità fra le differenti regioni e il ritardo di quelle meno favorite. [...] Contribuire, grazie a una politica commerciale comune, alla soppressione progressiva delle restrizioni agli scambi internazionali.
E l’Italia è fra i sei stati fondatori in attuazione dell’art 11, fra i principi fondamentali della sua costituzione:
L’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Ritorniamo ora al manifesto dei sovranisti per la riforma dell’Unione che sostiene una riforma stravolgente dei principi fondanti, nonostante l’affermazione del contrario per favorire l’accoglienza del documento dalle forze centriste. Mi limito a qualche citazione su cui sarà bene riflettere: i sovranisti vedono nelle difficoltà dell’Unione la dimostrazione che «l’opera di cooperazione europea si sta esaurendo» e pertanto occorre respingere «una costruzione dell’Europa senza nazioni» e la «creazione di un super-stato europeo». Si tratterebbe di «una pericolosa e pervasiva ingegneria sociale del passato, alla quale si deve legittimamente resistere».
Chiarissimo. Si tratta di un progetto che di fatto svuoterebbe dall’interno la visione originale.
Chiudo con due dettagli significativi. L’affermazione:
dopo la seconda guerra mondiale alcuni paesi europei hanno dovuto lottare contro il dominio del totalitarismo sovietico per decenni
è tragicamente vera, ma dimentica quali altri totalitarismi hanno portato alla guerra, forse ancora nelle radici ideologiche dei parti sovranisti. Il secondo è nel richiamo al «rispetto del patrimonio giudeo-cristiano dell’Europa» espressione con un ambiguo non detto, a parte l’osservazione che nei nazionalismi poco c’è dell’universalismo cristiano.
La stessa espressione esprime ben altro spirito nella lettera sull’Europa inviata da papa Francesco il 27 ottobre 2020 al segretario di stato cardinale Parolin su alcuni dei grandi bisogni dell’Europa:
[...] il tuo bisogno di verità che dall’antica Grecia ha abbracciato la terra, mettendo in luce gli interrogativi piú profondi di ogni essere umano; il tuo bisogno di giustizia che si è sviluppato dal diritto romano ed è divenuto nel tempo rispetto per ogni essere umano e per i suoi diritti; del tuo bisogno di eternità, arricchito dall’incontro con la tradizione giudeo-cristiana, che si rispecchia nel tuo patrimonio di fede, di arte e di cultura.