Il profumo dei fiori secchi: Ernesto Buonaiuti

di Basilio Buffoni

Davanti all’altare della cripta della cattedrale di Bologna, due vasi, d’argento o di peltro, sono pieni di fiori secchi: millefoglie quasi del tutto disidratati, con le ombrelle aperte e ancora profumate, centauree con i calici duri come piccoli scrigni squamosi da cui si affacciano i petali rossi stropicciati, come minuscole roselline secche.
L’arcivescovo di Bologna, cardinale Zuppi, celebra nel pomeriggio del 3 giugno, una messa in ricordo di don Ernesto Buonaiuti, storico della Chiesa, docente di Storia del Cristianesimo alla Sapienza, fino a quando – nel 1931 – dopo diverse dolorose censure ecclesiastiche, culminate nella scomunica del 26 gennaio 1926, il rifiuto di prestare giuramento di fedeltà al fascismo portò alla sua rimozione dall’insegnamento. Fu ridotto allo stato laicale, e anche dopo la caduta del fascismo l’articolo 5 del Concordato lo tenne lontano dall’insegnamento (cfr anche Maurilio Guasco, Il modernismo italiano. Un protagonista, “Il gallo” giugno 2016).
Nel 2023 La Chiesa romana, uno dei suoi libri piú significativi, è stato ristampato da Gabrielli Editori, su sollecitazione del movimento Noi Siamo Chiesa, che ha promosso una campagna per la conoscenza e la riabilitazione di Buonaiuti. Alla presentazione del volume, curato da Vittorio Bellavite e Pietro Urciuoli, nell’ottobre dello scorso anno, a Milano, il cardinale Zuppi, impossibilitato a essere presente di persona, aveva fatto un breve intervento a distanza, assicurando il proprio impegno per riconoscere a Buonaiuti la sua fedeltà alla Chiesa cattolica, sottraendolo, per quanto possibile, alla damnatio memoriae che lo aveva colpito.
La celebrazione eucaristica del 3 giugno scorso è stata un segno di questa volontà di riconciliazione della chiesa italiana con questo suo figlio che, per tutta la vita, anche nei momenti piú difficili, è stato fedele, al punto di rifiutare la posizione di professore ordinario di Teologia presso l’università di Losanna, perché avrebbe comportato l’adesione alla Chiesa riformata.
La celebrazione alla conclusione di un seminario del movimento dei Preti Operai, con la partecipazione di Zuppi, presidente dei vescovi italiani, ha visto la concelebrazione di un altro vescovo presente, e del coordinatore dei Preti Operai, don Roberto Fiorini. Presenti anche due giovani rappresentanti della famiglia Buonaiuti, ancora molto legati al ricordo del prozio Ernesto.
Il prossimo 23 novembre si terrà all’università la Sapienza di Roma un convegno sul modernismo, che potrà costituire un ulteriore passo per la comprensione e l’accoglimento di questo movimento. Il modernismo cattolico già dalla fine dell’ottocento si era posto l’obiettivo di aprire la Chiesa cattolica a un positivo dialogo con la modernità: fu malinteso e combattuto con accanimento dalla Chiesa, fino alla condanna comminata nel 1907 da Pio X con l’enciclica Pascendi dominici gregis. Oggi che questo dialogo sembra potersi ricostituire, stimolando in tutti gli uomini e le donne la comune responsabilità al rispetto dell’umanità, alla difesa della pace e alla salvaguardia del pianeta, significa riconoscere a Buonaiuti e agli altri esponenti modernisti il valore profetico che hanno avuto, ampiamente anticipatore del concilio Vaticano secondo che ne ha ripreso alcuni insegnamenti. «Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo» (salmo 84, 12): i fiori secchi davanti all’altare appaiono allora un segno appropriato: Buonaiuti non è piú tra i vivi, ma come quei fiori continua a testimoniare la bellezza e la ricchezza del creato che ci comprende, e della storia, e la grandezza della Parola che nel corso della liturgia è stata celebrata.

  • Ernesto Buonaiuti, La Chiesa romana, nuova edizione a cura di V. Bellavite e P. Urciuoli, Gabrielli 2023, I-XLIV-108 pagine, 17 euro.