Il ventennio berlusconiano
di Aldo Badini
Decifrare la razionalità che ha ispirato le scelte politiche dei partiti italiani nella legislatura da poco chiusa è come pretendere di sciogliere l’indovinello avvolto in un mistero all’interno di un enigma, di churchilliana memoria. Ma se gli arcani della cosiddetta terza repubblica ci sfuggono in gran parte, vale la pena ricostruirne le premesse riordinando i fatti della seconda, non fosse altro perché l’indiscusso protagonista di quegli anni non si è rassegnato all’oblio e coltiva ancora qualche senile, altissima ambizione. È vero che non è buona cosa mescolare la storia con la cronaca, poiché per vedere bene il passato (e a maggior ragione quello recente) nel suo quadro d’insieme, bisogna mettersi alla giusta distanza temporale. Ma le novità portate da una figura cosí dirompente come quella del Cavaliere sono state tante e tali che, a parere dello scrivente, meritano l’azzardo, qualunque sia il giudizio che se ne può dare, per forza di cose ancora provvisorio.
Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:
- Meno male che Silvio c’è
- Un anacronismo di propaganda
- Disaffezione alla politica
- Legittimità ai postfascisti