Je ne suis pas Charlie Hebdo

di Maria Grazia Marinari

Sempre contraria all’uso delle armi da parte dei civili (ma non solo…), aberrante uccidere persone inermi, inconsapevoli e innocenti: mi hanno profondamente colpito le parole commosse di una ragazza, a proposito del sacrestano di Nizza ucciso da un fanatico: «Pourquoi lui? Il n’etait pas méchant». Trovo però che le vignette di Charlie Hebdo, oltre a non essere, secondo me, divertenti e spiritose in modo particolare, ma solo volgari e blasfeme, siano per contro perlomeno inopportune e controproducenti. Lo aveva già detto, tempo fa, in modo chiaro e inequivocabile, con il suo eloquio familiare e bonario, papa Francesco.
Altrettanto non trovo opportuna la loro ostinata rivendicazione da parte delle autorità francesi e dell’opinione pubblica francese, in nome della laicità della Repubblica.
Vedo in questo atteggiamento un fondo di presunta superiorità, tipico dei cosiddetti benpensanti, nei confronti delle persone di fede, qualunque essa sia.
Il termine laico (risalente al XIV secolo e derivante dal greco laïkós, del popolo) significa: credente non appartenente allo stato ecclesiastico e, per estensione, scevro da pregiudizi o vincoli di fronte a problemi e scelte, specialmente etici o politici.
Io penso che, come sulle spalle della Germania peserà per sempre il peso della Shoah, su quelle dell’Europa intera peserà per sempre quello del colonialismo. Gli europei, specialmente nel corso dei secoli XVIII, XIX, XX si sono macchiati di colpe indelebili nei confronti dei popoli del continente africano e della penisola Arabica. Pretendere di insegnare la civiltà, imponendo le proprie regole come le migliori possibili, mi sembra pertanto alquanto discutibile, come insistere sul fatto che la comunità islamica residente sia continuamente chiamata a dissociarsi dagli atti di fanatismo di alcune frange frustrate e indottrinate dai movimenti islamisti eversivi (vedi gli scritti di Tahar ben Jelloun).
È vero che tutte le persone sono tenute a sottostare alle norme vigenti nel paese in cui vivono. Ma è altrettanto vero che vessare e offendere le sensibilità altrui in nome della propria libertà e delle conquiste intellettuali maturate nel corso dei secoli non è essere laici in senso esteso, ma solo presuntuosi insensibili alle ragioni altrui. La laicità comporta il rispetto e la blasfemia non è rispettosa.