La donna e il ministero sacerdotale

di Giuseppe Ricaldone

La Congregazione per la Dottrina della Fede è tornata recentemente sull’argomento del conferimento dell’ordinazione ministeriale alle donne dichiarando assolutamente immodificabile il divieto esistente.

Un’esclusione non convincente

L’affermazione pare a me, cristiano qualunque, assolutamente errata. Vero è che in un passato maschilista e patriarcale, il versetto di Genesi 1, 27 non poteva che essere interpretato nel senso che la similitudine dell’uomo a Dio apparteneva soltanto ai maschi; se invece si legge il versetto senza pregiudizi si deve dedurre che la somiglianza non spetta al maschio soltanto, ma alla coppia: «maschio e femmina lo creò» e ciò sembra evidente a chi ritiene che Dio è amore, che Dio è anzitutto relazione d’amore e ha creato la coppia umana perché tra maschio e femmina si generasse una relazione d’amore. Amore che ha, a un tempo, le caratteristiche del desiderio erotico e della carità cosí come sintetizza il verso iniziale dell’antico inno cristiano Ubi caritas et amor ibi Deus est.
I nostri fratelli ortodossi sostengono che Dio si ferma davanti alla camera da letto degli sposi; a me sembra invece che Dio entri nella camera degli sposi e gioisca con loro del loro amore, non esclusa la reciproca intimità.
Ovviamente l’amore coniugale non è quello che sorge da un contratto sempre modificabile e rescindibile che regola i rapporti sessuali nell’incontro tra due egoismi, ma è quello che nasce da una alleanza derivante dalla reciproca illimitata donazione, consacrata da una fede nella grazia specificamente concessa da Dio e Gesú Cristo, fede che si riflette nella fedeltà reciproca dei coniugi.

Uguaglianza confermata dalla Scrittura

Del resto dell’eguaglianza uomo / donna davanti a Dio ci sono altre conferme nella Sacra Scrittura. Anche il secondo racconto della creazione non pone la donna in una condizione diversa dal maschio: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa…» (Genesi 2, 23): quale maggiore identità di natura di questa?
Ma, soprattutto, mi sembra che il Santo Uffizio si sia dimenticato del mistero del Battesimo. Il Battesimo, infatti, è stato ridotto alla cancellazione del peccato originale, di cui non vi era alcun bisogno perché tale peccato non esiste e comunque il battezzando non ne è responsabile (basta ricordarsi al riguardo della profezia di Ezechiele che esclude che i figli paghino per colpa dei genitori e viceversa.

Perché andate ripetendo questo proverbio sulla terra d’Israele: «I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati»?» (Ezechiele 18, 2).

A meno che al peccato originale si debba sostituire quel peccato del mondo di cui alla profezia di Giovanni il battezzatore (Giovanni 1, 29).

Lo stesso battesimo

Il battesimo è invece l’effusione della grazia di Dio che immette il battezzato nel popolo di Dio, popolo che ha le caratteristiche di essere ministeriale (cioè un popolo addetto al servizio diretto dell’azione di Dio abilitante al culto verso di lui), profetico (cioè capace di conoscere la sapienza di Dio e di parlare in suo nome) e regale (cioè dedito al compimento dell’opera di Dio).
Il battesimo è uguale per tutti e contempla l’unzione con il crisma che abilita al culto diretto, il sale sulla bocca (sal sapientiae) cioè capacità di addentrarsi nella sapienza di Dio e parlare in suo nome e infine nella regalità che contempla l’esercizio di quei doveri di protezione degli umili e dei deboli che dovrebbero essere propri di ogni sovrano: si ricordino i versetti del Magnificat:

Ha compiuto prodigi con la potenza del suo braccio; ha disperso i superbi con i pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai loro troni e ha innalzato gli affamati; ha saziato di beni gli affamati, e ha rimandato i ricchi a mani vuote i ricchi (Luca 1, 51-53).

Identici sono anche per maschio e femmina i segni significativi: l’unzione con l’olio santo, il sale sulla bocca, la veste bianca, la candela accesa, e tutta la celebrazione.
Non si vede pertanto quale differenza possa essere fatta in ordine all’estensione della grazia battesimale tra maschio e femmina.
Non vedo su quali basi si fondi l’esclusione delle donne dall’ordinazione ministeriale, tanto piú che Atti 10, 34 ci assicura che Dio non fa preferenze di persone.

P.S. Come risulta dal testo che precede mi sono astenuto dall’usare il termine sacro e i suoi derivati come invece ho fatto in precedenti miei scritti in cui ho usato il gergo corrente; ciò perché mi sono convinto che sacro è un termine proprio di religioni pagane con cui esse qualificano certe persone o animali o statue o spazi cui si attribuiscono funzioni magiche o preternaturali. La chiesa e tutto quanto la concerne non è sacro, ma santo!