La piccola scuola di sinodalità – 2

di Cesare Sottocorno

La Fondazione per le Scienze religiose di Bologna (FSCIRE) – fondata da Giuseppe Dossetti e diretta da Alberto Melloni – e la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna hanno organizzato una Piccola scuola di sinodalità in sette incontri, dall’8 gennaio al 19 febbraio, con la partecipazione di vescovi, rabbini, pastori, teologhe, teologi, studiose e studiosi. Tutti gli interventi saranno pubblicati in volume dalle EDB: Il gallo, ne propone, incontro per incontro, una sintesi elaborata, con nostre osservazioni, da Cesare Sottocorno.

secondo incontro
Decisioni e riforma della Chiesa

[Sintesi delle relazioni di Silvia Scatena, Giuseppe Ruggieri, Luigi Renna]

Conclusione provvisoria

Universalità del battesimo e significato della ministerialità con costante riferimento allo Spirito sono i nodi di questa serata nella prospettiva, delicata e sempre ambigua, della decisionalità. Emergono disagi e visioni aperte alla speranza quasi di nuove rivelazioni, di condivisione, di ricerca di intese fra posizioni conflittuali che siano per tutti testimonianza di un modo di essere diversi.
Tutti concordano sulla necessità di partecipazione, sulla condivisione delle responsabilità nella prospettiva battesimale: tuttavia Silvia Scatena riconosce che la sinodalità, carattere essenziale della Chiesa, è stata teorizzata a livello dottrinale e anche vissuta in alcune memorabili assemblee ecclesiali, dunque è possibile, ma per lo scarso impegno dei laici e la sostanziale diffidenza del clero non ha portato all’evoluzione necessaria all’interno della Chiesa.
Ruggieri lascia intravedere una Chiesa «sinfonia spirituale», un’assemblea, articolata in molte altre, in cui si cerca lo Spirito e non il consenso per avere una maggioranza. Una grande esperienza della presenza dove il riferimento al Vangelo dovrebbe farsi unica preoccupazione di tutti i partecipanti conciliando posizioni divergenti, visioni, culture, storie personali. Ma anche nella liturgia è esperienza rara.
L’arcivescovo Renna, stigmatizza il rischio monarchico di una diffusa concezione del vescovo e ribadisce la ministerialità di tutto il popolo di Dio fondata sul battesimo: ma nel contempo pare preoccupato del mantenimento dei diversi ruoli definiti anche in documenti dei decenni postconciliari. Certo occorre creare una relazione interna che attraversa tutto il corpo della Chiesa, ma a chi toccheranno le decisioni?

u.b.