2016 marzo
Argomento:
IL CRISTIANESIMO NEL TEMPO DI INTERNET
Dobbiamo farcene una ragione, Internet c’è, fa parte della vita di molte persone e sta modificando la nostra quotidianità. Non è possibile tornare all’età di una presunta innocenza perduta, perché il funzionamento del mondo, dai trasporti di ogni tipo alla finanza, si basa ormai sull’esistenza del mondo virtuale. La rete è oggi un luogo da frequentare per stare in contatto con gli amici, per leggere le notizie, per comperare o prenotare un viaggio, per gestire affari, per condividere idee e interessi; uno spazio umano popolato dagli umani che si può qualificare secondo categorie antropologiche.
Attraverso gli oggetti della tecnologia digitale che molti si portano in tasca per tenersi perennemente connessi, la rete sta evolvendo da strumento collaterale di informazione e conoscenza a vero e proprio ambiente di vita, ridefinendo il nostro rapporto con il mondo e con le persone. Anche se è difficile da vedere per chi non è un nativo digitale, i nuovi media non sono porte per accedere a una realtà parallela, separata dalla vita di tutti i giorni; online e offline non sono momenti di esistenze distinte, ma si integrano, potenziando la nostra capacità di vivere le relazioni e scambiare informazioni. Il virtuale entra nel mondo reale, spazio e tempo acquistano una diversa accessibilità, e la conoscenza può estendersi nella infinita raccolta dello scibile umano reso disponibile al semplice tocco su un piccolo schermo alla portata di tutti.
Il mondo di oggi non è lo stesso di ieri perché è diverso il contesto delle nostre esistenze, calchiamo la terra della concretezza, ma abitiamo anche un territorio digitale e tutto questo sta definendo una differente antropologia. Si può guardare a questa variante esistenziale con fiduciosa partecipazione, con la diffidenza degli scettici o con i timori di chi non vede che orizzonti di pericolo, ma non si può ignorare che ne siamo coinvolti.
Nuove domande si pongono alla riflessione dell’uomo sull’uomo e il cambiamento pone interrogativi anche nell’ambito della fede: non può non avere un qualche impatto anche su questa dimensione dello spirito, come ormai da tempo propone Antonio Spadaro, gesuita e direttore della rivista La civiltà cattolica. Se la logica del web modifica qualcosa nella testa dell’uomo, nei suoi comportamenti, nella sua intelligenza delle cose, può interferire con la logica del discorso teologico. Internet quali sfide lancia alla comprensione delle religioni e del cristianesimo? Quale linguaggio di metafore e di simboli sarà necessario elaborare per parlare anche all’uomo tecnologico, che è poi l’uomo di sempre, che si interroga sul senso della vita e aspira a trascendere i limiti della sua natura? A ben vedere, anche Gesú Cristo prendeva le sue immagini di vigne, pecore e pastori dal mondo intorno. Che cosa vuol dire parlare di trascendenza di fronte a una rete che conosce soltanto l’orizzontalità, che mixa l’importante con il futile senza alcuna gerarchia? Come sarà mai possibile alzare anche lí lo sguardo per bucare il suo cielo in verticale?
Certo l’umano anelito spirituale non ha bisogno di devices tecnologici, ma, se il cristianesimo è parola e comunicazione rivolta all’uomo, anche la rete abitata dall’uomo diventa ineludibile territorio di evangelizzazione e contesto di riflessione teologica, perché un’altra dimensione possa librarsi oltre il digitale.