Libertà religiosa: delirio o diritto – 1

di Daniele Menozzi

Ringraziamo l’autore e la rete Viandanti, di cui siamo parte, che ci consentono la pubblicazione di un’ampia parte della relazione Continuità e aggiornamento della dottrina nella storia della Chiesa. Il caso della libertà religiosa esposta da Daniele Menozzi, docente emerito di storia della Chiesa alla Scuola Normale superiore di Pisa, nel corso del convegno Lo Spirito e noi…. Dottrina e pastorale: continuità nel cambiamento organizzato a Bologna dalla associazione I viandanti il 26 ottobre 2019 di cui abbiamo ampiamente riferito sul Gallo (dicembre 2019). Occorre seguire il lungo percorso per considerare, magari ancora con un po’ di fatica da parte di certi gruppi, la libertà della coscienza e quindi anche religiosa, che Gregorio XVI definiva «assurda ed erronea sentenza o piuttosto delirio» come una caratteristica costitutiva dell’essere umano creato da Dio. Questo lungo attraversamento della storia permette di comprendere le origini e le motivazioni delle diverse posizioni che ancora scandalizzano nella chiesa del nostro tempo studiandone sia il fondamento dottrinale, giustificato da diverse interpretazioni della Scrittura, sia gli adeguamenti alle diverse politiche, a maggior vantaggio della chiesa e delle anime, con una duttilità sorprendente rispetto al rigore della dottrina.
Ma lascio la parola al professor Menozzi.

L’argomento principale cui gli ambienti conservatori cattolici, ed in particolare i circoli tradizionalisti operanti dentro e fuori la Chiesa, fanno ricorso per contrastare il rinnovamento ecclesiale, si basa sulla tesi che il cambiamento determina l’abbandono di una dottrina immutabile. Dalla comunità lefebvriana, nata all’indomani del Vaticano II, ai cardinali e agli opinionisti che ai nostri giorni mettono in questione l’ortodossia di papa Francesco, ritorna la medesima valutazione: la chiesa di oggi è in contraddizione con la chiesa di sempre. Alla radice di questo atteggiamento sta, in termini generali, quel rifiuto della storia che costituisce uno dei modi con cui la cultura cattolica intransigente, di cui quegli ambienti sono eredi e continuatori, si è rapportata al mondo moderno: scambiando i processi di secolarizzazione che ponevano fine al regime di cristianità con una diabolica volontà di scristianizzazione, l’intransigentismo si è rifugiato nel mito di una ideale città cristiana i cui immutabili tratti, individuati in un Medioevo cristiano mai storicamente esistito, occorrerebbe ricostruire, per ricondurre al disegno divino il libero divenire nel tempo della città degli uomini.

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Una storia di compromessi
  • Principi inderogabili…
  • … e duttilità politica
  • Pio IX, il papa del Sillabo