Libertà religiosa: delirio o diritto? – 2
di Daniele Menozzi
Concludiamo la pubblicazione della relazione Continuità e aggiornamento della dottrina nella storia della Chiesa. Il caso della libertà religiosa esposta da Daniele Menozzi, docente emerito di storia della Chiesa alla Scuola Normale superiore di Pisa, nel corso del convegno Lo Spirito e noi…. Dottrina e pastorale: continuità nel cambiamento organizzato a Bologna dalla associazione I viandanti il 26 ottobre 2019.
Rispetto alle astratte pretese della dottrina, la storia si prende subito le sue rivincite. Leone XIII deve infatti constatare l’isolamento internazionale e le difficoltà pastorali che la chiesa incontra nel proporre un insegnamento imperniato sulle condanne del Sillabo in una situazione storica caratterizzata da un uomo moderno per il quale la libertà religiosa rappresenta un tratto costitutivo della sua identità. Allo scopo di restituire alla chiesa la possibilità di comunicare il suo messaggio ai contemporanei, il papa riprende allora una posizione che già i gesuiti de «La civiltà cattolica» avevano avanzato come proposta interpretativa del discorso tenuto da Montalembert a Malines. Si tratta dell’orientamento poi diventato noto come distinzione tra la tesi e l’ipotesi.
Acrobazie dottrinali
Si basa sull’affermazione che le libertà moderne, a partire dalla libertà religiosa, possono essere accettate dai fedeli a condizione che vengano considerate come ipotesi. I cattolici possono cioè lecitamente partecipare alla vita politica dello stato liberal-costituzionale, aderendo ai suoi principi costitutivi. Ma lo devono fare nella convinzione che si tratta di una transitoria condizione. Essi si piegano per il momento alla nequizia dei tempi moderni che hanno portato alla separazione tra chiesa e stato; ma il loro impegno continua ad essere diretto all’instaurazione della tesi, vale a dire a quel modello ideale di società cristiana in cui l’autorità civile funge da braccio secolare dell’autorità ecclesiastica. […]
È opportuno chiarire che il possibilismo pastorale di Leone XIII si iscrive nel quadro della cultura intransigente in cui il papa si è formato e di cui condivide i presupposti. L’accettazione della libertà religiosa e delle altre libertà moderne diventa ai suoi occhi possibile nella misura in cui l’intera questione dei diritti soggettivi dell’uomo viene inserita all’interno della legge naturale di cui la chiesa si proclama custode ed interprete. Il discorso viene cosí portato sullo stesso piano della moderna filosofia politica che ha attribuito a ogni uomo, per natura, una sfera di autonomia che lo stato è chiamato a tutelare; al contempo però la chiesa si riserva di stabilire cosa sia la natura umana e quali concrete conseguenze ne derivino nell’organizzazione della vita collettiva. […]
A partire dalla fine dell’Ottocento cominciano ad arrivare a Roma allarmate relazioni su quel che sta succedendo nel mondo cattolico. La rete che a breve si autodefinirà di “cattolici integrali” denuncia un fatto inaudito: i fedeli che si lanciano alla riconquista del mondo moderno accettandone le condizioni, finiscono in realtà per confinare in un futuro irraggiungibile quella cancellazione delle libertà moderne che dovrebbero invece perseguire e realizzare. I cattolici impegnati nella vita politica e sociale del mondo moderno stanno insomma erigendo l’ipotesi in tesi. Naturalmente agli occhi degli integristi i tempi lunghi richiesti dalla mediazione politica in una società liberal-democratica costituiscono soltanto una colpevole resa alla modernità anticristiana, perché il vero loro obiettivo è restaurare la teocrazia. Ma alla base delle geremiadi inviate a Roma sta un fatto reale. La storia, di cui i cattolici immersi nel mondo reale sperimentano tutta la complessità, sta piegando la pretesa immutabilità della dottrina alle sue stringenti ragioni: la testimonianza cristiana vive nel tempo e non al di fuori di esso. […]
Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:
- Di fronte ai totalitarismi
- La libertà religiosa diritto della persona
- Il papato postconciliare