Lo spettacolo della scultura in legno
di Erminia Murchio
Un’occasione verosimilmente unica per Genova e per il mondo dell’arte, perché questa mostra costituisce, di fatto, la prima monografica su Anton Maria Maragliano, «vir bonus sculpendi peritus», come lo definí il Ratti in Delle vite de’ pittori, scultori ed architetti genovesi, Genova, 1769. Famosissimo alla sua epoca e molto richiesto non solo entro i confini della Repubblica e in terra di Liguria e Piemonte, bensí anche in Spagna, Maragliano è stato successivamente dimenticato, sottovalutato, svalorizzato come «quello delle statuine dei presepi», rinforzando un (quasi) falso storico e un pregiudizio, ancor adesso diffuso. Mi riferisco alla convinzione in base alla quale solo chi scolpisce il marmo, la pietra o fonde il bronzo può essere considerato scultore e artista. Chi lavora il legno è unicamente un artigiano, bravo e provetto magari, ma non un artista.
Invece, è sufficiente entrare nella prima sala del Teatro del Falcone e poi percorrere il corridoio per restare ammirati, direi ammutoliti, di fronte a questo trionfo di forme, di panneggi volteggianti nell’aria, di leggiadria e potenza, di miracolo di statica e dinamica, ma anche di grazia, di sguardi dolci e accorati delle Madonne, di Bambini Gesú vivaci e in movimento, di sante e santi martiri colti nel momento del supplizio e dell’estasi, di fronte alle meraviglie delle casse processionali, alla messa in scena di un dolore palpitante e trattenuto nei Crocifissi, nelle Deposizioni dalla Croce, nelle Pietà o nei Sepolcri: davanti a tutto questo, non si ha il minimo dubbio di essere in presenza di arte e della migliore. Tomaso Montanari, storico dell’arte, è noto non solo per la sua competenza, ampia e variegata, e per la sua capacità di scovare artisti e opere meno celebrate, ma anche per le sue posizioni critiche rispetto alla tendenza dilagante di riprodurre, in modo quasi seriale, esposizioni sui grandi, anzi, grandissimi e noti (Michelangelo, Leonardo, Caravaggio, gli Impressionisti, Van Gogh, Picasso, Dalí, Warhol…) e dimenticare di far conoscere e rendere fruibili i mille e mille piccoli musei, pievi, castelli, oratori, ville, sedi di confraternite disseminati nel nostro paese. Non mi sembra quindi casuale che proprio Montanari abbia scritto una bella presentazione di questa mostra, definendola «buona e giusta…», nell’inserto Il Venerdí di la Repubblica, che presentava i principali eventi espositivi dall’autunno in avanti.
Buona, perché nasce dalla lunga e sperimentata stagione di studio del curatore, Daniele Sanguineti (la ricerca a tempo pieno di un ricercatore a tempo determinato…); e perché vede collaborare davvero Soprintendenza, Diocesi e banche… Giusta, perché, lungi dal sequestrarli in poche stanze scure, porta i cittadini dentro il loro territorio.
Il merito principale è di far scoprire (o riscoprire) «uno straordinario scultore del legno e demiurgo del paradiso che popolava la Genova barocca»; nonché, di aver raccolto in un unico contenitore una consistente e significativa parte delle statue di questo prolifico artista (ispirato da Algardi, Bernini, Puget e dai nostri Piola e De Ferrari), grazie a un paziente e certosino lavoro di ricerca, coinvolgimento e aggregazione. Perché le statue devozionali, l’arte sacra del Maragliano (ma anche, e soprattutto, popolare) è/sono diffuse in una miriade di oratori, sedi di Confraternite, chiese, collezioni private, musei, congregazioni religiose, fondazioni bancarie. In particolare, provengono da varie Diocesi, non solo liguri, e dalla Provincia di S. Antonio dei Frati Minori. Lo ricordo perché la possibilità di contemplare le sue opere prosegue, oltre la mostra in chiese e conventi dei francescani e non solo.
Interessante e utile, in proposito, la brochure elaborata insieme all’Ufficio Beni Culturali – Arcidiocesi di Genova – che illustra le piú significative presenze del Maragliano presso le chiese genovesi, ove è possibile apprezzarle nei contesti originari, in tutto il loro splendore. Grazie anche ai custodi volontari del Progetto Chiese Aperte.
Ed è una bellezza, una continua scoperta, quasi una caccia al tesoro, questo girovagare per conventi e cappelle, questo itinerario che mi ha portato a addentrarmi per luoghi, pur conosciuti, ma negletti, oppure del tutto nascosti. E, restando in silenzio, immaginare e immergersi nella potenza del teatro sacro rappresentato dai Crocefissi delle Confraternite e dalle macchine processionali (piramide, baricentro, drappi e angeli guizzanti, oscillazioni, staticità, ritmo, incensi, miracolo devozionale, mistico e popolare).
Maragliano (1664-1739) Lo spettacolo della scultura in legno a Genova, Museo di Palazzo Reale di Genova – Teatro del Falcone (Via Balbi, 10), 10 novembre 2018-10 marzo 2019.