Osservazioni emozionanti
di Manuela Poggiato
Proviamo, in questo numero di congedo, a riascoltare voci lontane non dall’interno del gruppo: ritroviamo nel cassetto le risposte a un questionario spedito agli abbonati nel 1990 e, per varie ragioni, mai preso in considerazione. Lo affidiamo, per l’analisi, a Manuela Poggiato, da pochi anni con noi, quasi a vedere che impressione abbiamo fatto, libera dalla passione dei protagonisti.
È con rispetto e nel silenzio di un pomeriggio d’estate che apro questa cartelletta di cartoncino grigio. Il suo aspetto ne tradisce il peso degli anni molto piú della scritta che un pennarello rosso ha vergato sopra: Questionario Gallo 1990. La scrittura è di Ugo, inconfondibile, perché è lui, non ancora direttore, l’ideatore di questo sondaggio proposto dalla redazione della rivista nel quaderno di maggio di trentaquattro anni fa, una nuova iniziativa per conoscere interessi, gradimento, obiezioni dei lettori, certo vicini nel pensiero, ma anche con aspettative diverse.
Le prime domande: Da quanto tempo conosce Il gallo? Come lo ha conosciuto? La terza è definita «indiscreta»: in quale fascia d’età possiamo collocarla? E poi una valutazione globale, le rubriche piú lette, quelle desiderate e in fondo uno spazio bianco da compilare con un invito alla collaborazione. Una quindicina di domande a cui è possibile rispondere con il nome o in modo anonimo.
Sono naturalmente gradite le risposte a tutti i punti, ma anche a uno solo o a quelli a cui la pazienza del lettore vorrà sottoporsi, come sarà gradita qualunque sorta di osservazione, anche sul questionario.
Gentilezza, rispetto, pacatezza: tipico stile di Ugo alimentato nei lunghi rapporti proprio con Il gallo. Delle centoventi risposte non si è fatto poi nulla, non sono seguite analisi, critiche o relazioni, probabilmente avrebbe dovuto entrare in un progetto di cui si è perduta memoria. Ma qualcuno le ha lette tutte, numerate, posto qualche nota a matita in alto a destra ed è cosi che io, oggi, a trentaquattro anni di distanza e con Il gallo in chiusura, posso scorrere questi fogli ingialliti ricchi di storie.
La maggioranza di chi risponde ha piú di cinquant’anni e legge Il gallo spesso da piú di dieci. Si tratta per la maggior parte di pensionati, insegnanti e religiosi – istituti, come il collegio salesiano di Treviso, e molti singoli preti – qualche ingegnere, dirigenti, studenti, diverse donne per quanto l’anonimato può lasciare intendere. Le risposte giungono da tutta Italia, in maggioranza da Genova e Milano, ma anche, per citarne solo alcune, da città come Venezia, Trieste, Napoli, Padova, Frosinone, Gela, molte arrivano da Roma – una busta porta l’intestazione del Ministero del Bilancio – Brescia, Città del Vaticano… Da Saint-Jean-de-Maurienne, comune della Savoia, spedisce l’abbé Jh. Salomon che conclude con: «Tante grazie ai Galli! E a Nando Fabro».
Al questionario numero due è rimasta allegata la busta di spedizione. Proviene niente di meno che dall’Argentina, por avion: «Parroquia San Andres 7607 Miramar diocesi de Mar de la Plata». È il parroco che scrive, ultracinquantenne, che nello spazio in fondo, quello che propone una collaborazione, annota testualmente con la macchina da scrivere:
Dal 1961 “Il Gallo” e per me una voce importante: ringrazio anche della bontà nei miei riguardi (mai ho lasciato di ricevere la rivista come ommaggio giacche e impossibile per me pagare l’abbonamento). Grazie e avanti! (riportato alla lettera).
Altrettanto emozionanti sono le osservazioni finali vergate a penna blu e con mano tremante dall’ottantottenne Giacinto R. pensionato valdese:
Le vostre scelte fanno parte d’una esperienza dal profondo, talché potreste dire con Paolo 2 Cor 4, 13: «Ho creduto perciò ho parlato». Sono giunto vicino al traguardo della vita. In buona salute talchè domenica 27 maggio 1990 ho potuto ricordare i miei 60 anni di matrimonio nella chiesa valdese di qui, assieme a 16 membri della mia famiglia, fra figli, nipoti ed una pronipote di 40 giorni. In chiesa ho lasciato ai miei famigliari questa esortazione. Siate DIACONI dell’amore, a servizio dei piú deboli. Sono nato al Cairo d’Egitto il 20-10-1902.
Non da meno sono le parole di Ivana e Annibale DC, Domodossola:
Il Gallo ci piace cosí com’è anche se difficile. Noi lo aspettiamo e impegniamo parte del nostro tempo per leggerlo e capirlo. Vi ringraziamo dell’aiuto che ci date e per il vostro impegno.
Naturalmente non mancano le voci critiche: Giacinto S. da Milano: «tutto piuttosto pesante anche se pieno di contenuti», «difficile, specie gli argomenti religiosi». Piú articolata è la risposta del bresciano Angelo O. vergata a mano in penna blu su un foglio a parte:
Cari amici […] l’osservazione […] è questa: rispetto a tempi piú lontani la rivista secondo me ha perso un po’ di mordente sui fatti comuni e dà piú spazio alla meditazione personale sui problemi umani di sempre. Ho l’impressione che spesso il Gallo sia come le prediche di molti sacerdoti: belle formalmente ed anche esegeticamente, ma senza legami con il tempo e con il luogo. […] Rispondo con ritardo perché ho ricevuto solo pochi giorni fa il numero di maggio dopo quello di giugno. Non mistero, ma pratica ordinaria delle nostre Poste.
Chiaro segno del trascorrere del tempo sono i sentimenti di Umberto M. Grassano, Roma:
Da mesi o forse da anni desidero scrivervi e l’occasione del questionario ha vinto la mia pigrizia. Sono abbonato al Gallo da almeno un quarto di secolo e mentre da giovane riuscivo a leggere quasi interamente la vostra rivista col passare degli anni ho meno tempo e pazienza per leggere tutto un numero. Basta però un editoriale, un articolo ben centrato per ricompensarmi del senso di impotenza che mi danno le decine di pagine che non riuscirò mai a leggere. […] Purtroppo Il Gallo è una lettura difficile e spesso faticosa (non solo per il corpo tipografico) per cui suggerirei di inserire articoli brevi, qualche testo di preghiera (di tutte le religioni), qualche articolo storico. Una fonte di disappunto è leggere gli articoli […] riferiti a fatti di cronaca con notevole ritardo sulla data dell’avvenimento. Ricevo infatti fascicoli in media a metà del mese successivo a quello indicato.
Maria Rosa R., ultra cinquantenne genovese, porta Il Gallo in montagna, per una lettrice anonima è rimasta l’unica rivista che l’accompagna in giro per il mondo. C’è chi conclude cosí il questionario: «Ciao! Nanni». Leggendo sento lo scorrere del tempo, avverto perdite, assenze, cambiamenti. Le note sono scritte a mano, i numeri di telefono non hanno prefisso, allora non usava, l’invio è solo per posta, non c’era altro mezzo. Noto che molti lettori sono attenti, impegnati e in anticipo sui tempi: chiedono che le rubriche trattino della difficoltà del vivere quotidiano, del volontariato, della spiritualità islamica, di ambiente ed ecologia.
Maria Teresa L., Livorno, ha perso il «marito amatissimo» da diciannove mesi, scrive su una carta intestata di lui e chiede si parli di morte e vita eterna. La maggior parte risponde a tutte le domande, Umberto R., san Polo d’Enza, chissà perché, solo a mezzo questionario. Qualcuno trova che sia scritto troppo in piccolo, che il formato sia «orribile», ma sono moltissimi quelli che alla domanda che chiede una valutazione complessiva sulla grafica rispondono: «Non cambiatemi Il Gallo!».
Rigirando i fogli fra le mani ritrovo persone che credo di conoscere anche io che della rivista faccio parte da non molto tempo. Le conosco perché recentemente ho dato una mano a Enrica nella gestione degli abbonamenti e cosí ho scoperto che nel 2024 ci sono cognomi di persone che in qualche modo sembrano aver compilato il questionario nel 1990. Claudio B. da Cesena, Gigi B. – «Leggo dal mio primo anno di università, nel lontano 1959 e continuo a farlo oggi con lo stesso piacere» –, Alfonso G. da Salerno, la famiglia B. da Formigine. Sono gli stessi che ci leggono ancora o figli, nipoti, altri famigliari che hanno mantenuto il cognome? Particolarmente toccante per me, perché l’ho conosciuta e per tanto tanto altro, il questionario numero 64 che porta in alto a destra a matita la scritta Lucia Basso, ultra cinquantenne pensionata di Milano, la mamma di Ugo.