Padre Semeria e gli Ebrei – 1
di Antonio M. Gentili
Ringraziamo l’amico p. Antonio M. Gentili di averci consentito la pubblicazione rielaborata del suo saggio Filosemitismo in padre Giovanni Semeria (1867-1931) barnabita.
La figura, notissima nella Genova dei primi decenni del Novecento, del padre barnabita Giovanni Semeria sorprende per la sua modernità, meglio per la sua fedeltà evangelica, ogni volta che ci si avvicina ai suoi scritti: prima di indagare nella vita e nei testi il suo atteggiamento umano e religioso nei confronti degli ebrei, ripropongo una presentazione d’insieme preparata in occasione del 75º della morte.
Instancabile azione
«Abbracciando con uno sguardo d’insieme il periodo storico che va dalla Breccia di Porta Pia (1870) alla Conciliazione (1929), date entro le quali sembra idealmente iscriversi la vita di Giovanni Semeria (nato a Coldirodi, Imperia, il 16 settembre 1867 e morto a Sparanise, Caserta, il 15 marzo 1931), si può dire non ci sia stato settore che egli non abbia raggiunto con la sua instancabile azione: l’applicazione del metodo storico-critico alla Bibbia, ricondotta a prima fonte dell’omiletica cristiana; la predicazione ispirata all’apologetica blondeliana (Maurice Blondel, 1861-1949, uno dei maggiori pensatori francesi del secolo scorso, ndr) e capace di portare sul pulpito i piú disparati argomenti, per ripensarli alla luce del Vangelo; il ritorno a una pietà robustamente liturgica, atta a cogliere il linguaggio del rito e a gustare testi e melodie sacre; la traduzione in lingua viva di parti della Messa; la riforma del clero per una piú marcata presenza culturale e pastorale; la formazione del laicato cattolico, la cui secolarità non cedesse di un punto alla religiosità; l’apertura interreligiosa e i principi ecumenici, attinti alla scuola di padre Cesareo Tondini (1839-1907), barnabita poliglotta fervido sostenitore dell’unificazione delle Chiese cristiane, e nella frequentazione di Friedrich von Hügel, considerato suo vero padre spirituale; il problema del rapporto tra autorità e libertà, tradizione e progresso nella Chiesa; la legittimità, per la coscienza cristiana, dello Stato unitario nato dal Risorgimento e la necessità di una crescente partecipazione sociale e politica dei cattolici italiani nella vita pubblica; la piena validità degli ideali democratico-cristiani nei loro aspetti teorici e prammatici; l’esigenza della promozione delle classi emarginate «verso un maggior benessere economico, verso una piú larga cultura, verso una moralità piú sincera e profonda»; l’opposizione a qualunque prassi conservatrice, liberale o clericale che fosse, non meno che all’utopia del socialismo massimalista; la politica meridionalistica come problema di educazione e di solidarietà e non di mero assistenzialismo; la qualificazione professionale e sociale del mondo femminile ispirata alla visione della donna nuova; il diritto a un’educazione libera e globale da parte dei giovani; l’importanza dell’insegnamento religioso in opposizione alla scuola neutra; l’interpretazione dello sport quale forma moderna di disciplina e di ascesi; l’intuizione della storia come processo di umanizzazione, in cui i valori della religione e quelli della cultura sono destinati a integrarsi, intuizione che lo condusse a riconoscere il valore positivo della civiltà medievale e l’anima fondamentalmente cristiana del Rinascimento; la «concezione generosa [del rapporto fra] la Chiesa e la civiltà, l’eterno e il tempo, il divino e l’umano»; infine, per non parlare del costante ancoraggio all’arte e alla letteratura, il radicato convincimento che l’affermazione del Vangelo deve basarsi sulla bontà dei contenuti etici e sociali che a esso si ispirano, piú che su imposizioni ecclesiastiche o mediazioni secolari»1.
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1 A. Gentili, Padre Giovanni Semeria nel 75º della morte, “Barnabiti Studi”, 23/2006, pp 294-295.
Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:
- Una visione filo semita
- Anima quattrinaia
- I cristiani non hanno diritto di odiare
(1/2 – segue)