Prima gli italiani

di Ugo Basso

Poco, temo, possiamo fare per restituire all’Italia dignità costituzionale: cerchiamo almeno di essere consapevoli di quanto sta accadendo sotto i nostri occhi e di sostenere, con passione e speranza, le iniziative pacifiche di resistenza.
Abbiamo letto sui manifesti, sulle magliette del capo del governo presieduto da Giuseppe Conte l’espressione Prima gli italiani – traduzione localista dell’America first di Donald Trump – che ha dato vento alle vele sovraniste della politica e ai preoccupanti successi elettorali. Forse ci siamo abituati, forse anche noi ci diciamo Perché no?, forse la consideriamo non piú che uno slogan elettorale. Il veleno piú pericoloso è quello che penetra azzerando le difese immunitarie.
Prima gli italiani: ma quali italiani? Prima chi si vale dei condoni fiscali, mentre gli altri pagano le tasse? Prima i raccomandati che precedono i cittadini senza santi in paradiso? Prima i mafiosi il cui contrasto non è nel contratto di governo? Prima gli italiani di oggi, che votano, indifferenti ai debiti che pagheranno i figli che ancora non votano? In realtà lo sappiamo bene che cosa significa: non accoglienza, rifiuto, razzismo e, purtroppo, piace tanto. Un piccolo esempio. Il ministro dell’interno ha dichiarato di aver fatto abbattere una costruzione abusiva di una famiglia rom. L’applauso cercato, e ottenuto, non era per l’abbattimento dell’edificio abusivo – sarebbe stato meglio cominciare dalle seconde case costruite abusivamente –, ma perché era di una famiglia rom. Chiaro?
L’espressione, sbandierata anche a livello istituzionale da un partito di governo e dai suoi dirigenti, è manifestamente anticostituzionale, contraria cioè a quella costituzione alla quale gli stessi hanno giurato di ispirare la propria azione politica. Abbiamo parlato molte volte degli ideali europei, della necessità di un’autorità mondiale che regoli la distribuzione delle risorse, abbiamo parlato di movimenti di persone, di scambi culturali, di necessità di conoscenza reciproca: è l’unica via per la pace. Prima gli italiani sostiene le divisioni, alimenta l’odio verso chi non lo è, oppure lo è, ma di colore diverso: ogni nazione può dire lo stesso e il rischio di conflitto si alza. Soltanto l’altruismo praticato come stile politico può salvare il mondo di domani, il tempo dei figli.
E pensiamo ancora alle conseguenze sulla tutela del pianeta: senza intese internazionali che muovano dal convincimento che prima è l’essere umano, la sua sopravvivenza, per la quale tutti devono essere disposti a cambiare stili di vita nel rispetto reciproco, dilaga l’inquinamento, insieme alla guerra minaccia di morte per l’umanità di oggi e di domani. Quando prego Padre nostro affermo la fraternità degli umani e quando prego venga il tuo regno mi dico disponibile a realizzarlo per tutti e dappertutto. Salvaguardare il mio benessere è un obiettivo ragionevole e condiviso, ma che non può comportare la morte di altri. Se non posso ancora pensare alla caduta dei confini, devo studiare l’accoglienza, che significa organizzare secondo le possibilità, ma con il cuore aperto.
Il tema dell’accoglienza nella Bibbia è stato citato infinite volte insieme all’universalismo cristiano con prospettiva oltre i confini e senza le armi per difenderli. Forse riscopriremo anche la patriottica Canzone del Piave: «Non passa lo straniero… » e cerchiamo di ricordare quanto è costata quella difesa. Visitavo, qualche settimana fa, una chiesa alla periferia di Vicenza, terra ad alta intensità leghista, anche fra i cattolici praticanti, al cui ingresso campeggia un grande manifesto: Prima il Signore. Chi ancora è capace di capire, certamente capisce.