Quando dico credo

di Giovanni Zollo

 

Ho voluto provare a chiedermi che cosa significa per me credere e, sinceramente, avevo considerato piú semplice affrontare e scrivere le ragioni del mio credere: quando mi ci sono messo, mi sono ritrovato nella mente un affollamento di idee che mi ha quasi bloccato: da che parte iniziare? Potrei partire dal Credo recitato durante la messa e analizzarlo periodo per periodo: mi sono chiesto se ciò è veramente quello che provo dentro, ma non sono riuscito a darmi una risposta chiara. Sicuramente, come persona che tenta di seguire la via indicataci da Gesú, consapevole di essere ogni giorno condizionato dai miei limiti, dalle scelte sbagliate, dall’incoerenza, insomma dal peccato, mi son detto che, come credente, sarebbe bene non facessi del male al mio prossimo e nemmeno a me stesso; sarebbe anche meglio se provassi a fare del bene e, con del coraggio di cui non sempre si dispone, dovrei anche provare a combattere il male.

Da queste parole mi sono venuti molti dubbi: in primo luogo, a volte, pur cercando, con impegno e generosità, di fare del bene si fa, involontariamente certo, del male; e nel combattere il male bisognerebbe essere sicuri di essere dalla parte giusta, mentre sovente si fa del male senza nemmeno accorgersene. In secondo luogo, mi sono detto che questo duplice impegno dovrebbe essere di qualunque uomo e quindi non è ancora caratteristica esclusiva del credente e del credente cristiano. Dovevo trovare qualcosa di piú intimo del mio approccio di tipo razionale, un nocciolo che mi accompagna sempre e in ogni luogo, che va oltre il mio libero arbitrio, caposaldo del mio impianto morale, senza scappatoie intellettuali o psicologiche. Mi sono impegnato a individuare che cosa in ultima istanza è veramente all’origine della scelta fondamentale della vita, quella scelta che orienta tutto l’agire e la stessa vita.

 

Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:

  • Che cosa fai dell’altro?
  • Una scelta fondamentale
  • Convinzioni e domande
  • Nodi di problemi