Ulisse e Dante ad Auschwitz
di Aldo Badini
Che l’inferno esista è fuori di dubbio; che si possa uscirne è una eventualità infrequente; che lo si voglia e sappia testimoniare, infine, è una grazia e una maledizione che tocca a pochi e non lascia indenni, siano essi personaggi o uomini veri. Tra i primi Ulisse, certamente, e poi Enea e Dante, in quanto pellegrino ultramondano che nella Commedia conosce e racconta l’abisso del male. Ma l’Alighieri lo ha pure vissuto un suo personale inferno, e interiorizzato cosí profondamente da diventare egli stesso modello e guida per chi, dopo di lui, ha sondato il baratro della degradazione e della morte.
Lo ha fatto, nel nostro tempo, Primo Levi, il cui nome davvero dice la grandezza e il primato tra i testimoni della vergogna di Auschwitz. La scrittura del chimico torinese, infatti, supera la memorialistica di genere e con il suo libro piú noto occupa un posto di assoluto rilievo nella letteratura italiana del Novecento.
Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:
- Guai a voi, anime prave!
- Ma misi me per l’alto mare aperto
- Fatti non foste a viver come bruti
- Infin che ’l mar fu sopra noi rinchiuso