Una ecclesiologia non evangelica
di Giannino Piana
La questione dei Concordati stipulati dalla chiesa con diversi Stati torna di tanto in tanto alla ribalta suscitando accesi dibattiti sui media e, piú in generale, nell’opinione pubblica, sia cattolica sia laica, con l’assunzione di opposte posizioni. Questo è avvenuto in misura consistente nel 1929 in occasione della stesura del Concordato tra la Santa Sede e il nostro Paese, si è ripetuto, sia pure con minore intensità, durante la celebrazione del Vaticano II e persiste tuttora come problema aperto nella coscienza religiosa e civile di molti italiani anche dopo la riscrittura del 1984.
Va detto, come doverosa premessa, che l’istituto concordatario non rappresenta di per sé una novità della modernità, ma ha ascendenze remote in un passato lontano. Il primo è il Concordato di Worms (1122) tra papa Callisto e il sovrano del Sacro Romano Impero Enrico V, con il quale si concluse la lotta per le investiture. Diversi Concordati furono poi stipulati nel 1700-1800 e attualmente ve ne sono ancora una ventina in vigore. Non potendo esaminarli tutti, fermeremo l’attenzione su quello italiano del 1984 confrontandolo con quello precedente del 1929 e limitandoci ad alcune osservazioni di carattere teologico-etico.
Continua sul Gallo stampato… e nel seguito:
- Visione della Chiesa giuridico-istituzionale
- La “questione romana” e il Concordato del 1929
- La posizione del fascismo
- Il pensiero del Vaticano II
- Il Concordato del 1984
- Persistono ambiguità